Anche in questi ultimi giorni sul mercato dei tassi si sta assistendo ad una preoccupante ascesa. L’ultima “mazzata” è arrivata proprio oggi dall’Agenzia di rating Standard & Poor’s, che ha annunciato la variazione dell’outlook a “negativo” sul debito sovrano degli Stati Uniti che, lo ricordiamo, vantano attualmente il rating massimo, ovverosia la tripla “A”. Insomma, nessun Paese è immune da una crisi sul debito che rischia di innescare, al pari di quella dei mutui subprime, una nuova tempesta finanziaria. A farne le spese sono e saranno sia le famiglie che pagano un mutuo, sia le imprese che nei prossimi mesi, per finanziare la propria attività, busseranno alla porta delle banche per accedere al credito attraverso i fidi ed i prestiti. Le Associazioni dei Consumatori, di conseguenza, sono preoccupate visto che la situazione per moltissime famiglie italiane è già critica.
Nei giorni scorsi l’Ufficio Studi della CGIA di Mestre, a seguito dell’aumento dello 0,25% dei tassi da parte della Bce, la Banca centrale europea, aveva stimato una crescita media annua degli importi da pagare sul mutuo, attorno ai 130 euro. Sono coinvolte complessivamente circa 2,2 milioni di famiglie italiane che in questo momento stanno pagando un finanziamento ipotecario a tasso variabile.
130 euro l’anno fanno circa 11 euro al mese, ma questa stima, a fronte di una tendenza dei tassi palesemente crescente, rischia di dover essere ben presto aggiornata. Associazioni di Consumatori come la Federconsumatori, unitamente all’Adusbef, già da parecchie settimane, dopo che il vento sui tassi era cambiato, avevano messo in evidenza come purtroppo in Italia centinaia di migliaia di famiglie abbiano seguito i cattivi consigli delle banche stipulando un muto a tasso variabile anziché fisso. Con la conseguenza che ora sembra sia arrivato il momento di pagare il conto! E nei casi più gravi il rischio per le famiglie è chiaramente quello di cadere nell’insolvenza con tutto quel che ne consegue.