Puntuale come ogni settimana, negli States è arrivato il dato relativo all’andamento delle vendite di case non nuove. Un segmento fondamentale per il futuro del mercato immobiliare statunitense, che costituisce una vera e propria locomotiva per interpretare la crescita potenziale dell’intero real estate a stelle e strisce.
Stando a quanto sostiene la National Association of Realtors, le vendite di case già esistenti sul mercato immobiliare statunitense (e pertanto, le compravendite avvenute sul c.d. mercato secondario) sarebbero diminuite ulteriormente nel corso del mese di aprile, con un segno e un’entità che hanno sorpreso la maggioranza degli analisti.
Insomma, l’industria di settore continua a decrescere, facendo registrare nel corso del quarto mese dell’anno una flessione di 0,8 punti percentuali rispetto al periodo di confronto precedente, e trascinando l’ammontare complessivo delle operazioni a quota 5,05 milioni di unità (ovviamente, annualizzate).
Il volume annuo di transazioni è ben al di sotto di quanto atteso come media dei principali analisti (5,2 milioni di unità) e rappresenta al meglio le difficoltà di un mercato trainante dell’economia locale, fortemente penalizzato da un tasso di disoccupazione che rimane stabilmente al di sopra dei 9 punti percentuali, seppur in fase di allontanamento dalla doppia cifra.
L’altra grande costante degli ultimi tempi è poi rappresentata dal fenomeno dei pignoramenti. Le procedure esecutive sugli immobili oggetto di mutuo sono oramai in stallo su livelli elevatissimi, contribuendo tra l’altro a generare evidenti pressioni al ribasso nei valori commerciali delle case presenti nel territorio statunitense.
Insomma, la situazione è realmente difficile. Lontanissimo appare il 2005, anno record con 7,08 milioni di unità acquistate nel segmento. Tuttavia, abbastanza lontano sembra essere anche il 2010, esercizio che toccò un livello minimo da 13 anni a questa parte, con 4,91 milioni di unità immobiliari oggetto di compravendita. Il 2011, salvo eccezioni, dovrebbe concludersi in maniera più positiva, pur senza grandissimi segnali di inversione di tendenza che facciano sperare al meglio, previsto – questo – per il 2012.