Sono ben 600 mila le domande di accesso alla casa popolare, da parte di famiglie che in Italia ne hanno diritto, che giacciono inevase. A ricordarlo è stata Laura Mariani, responsabile dell’ufficio politiche abitative della Cgil Nazionale, dopo che l’attuale Governo, con l’approvazione della manovra triennale, è sostanzialmente tornato alla carica inserendo opportune norme finalizzate ad agevolare la dismissione del patrimonio immobiliare pubblico, quello ex Iacp. Secondo la Cgil ed il Sunia, il Sindacato Unitario Inquilini ed Assegnatari, quella del Governo è una scelta sbagliata visto che proprio lo Stato, specie in questa fase di grande disagio abitativo, dovrebbe farsi carico di questa emergenza agendo dal fronte dell’offerta abitativa di case popolari.
Insomma, per far quadrare i conti lo Stato punta a fare cassa senza interessarsi dei problemi di centinaia di migliaia di famiglie italiane con il problema della casa. Per questo il Sunia e la Cgil parlano delle misure contenute nella manovra, inerenti la dismissione del patrimonio pubblico, come un taglio indiretto al sociale dopo che, tra l’altro, anno su anno il Governo centrale si è sempre più disimpegnato dal fronte del sostegno ai canoni di locazione andando a rendere esigua la dotazione finanziaria del Fondo Sostegno Affitti.
Secondo Laura Mariani il nostro Paese in questo momento ha bisogno di tutto tranne che di nuovi proprietari immobiliari; serve infatti la messa a punto di politiche abitative tali da rispondere alle esigenze delle varie fasce della società. Ed invece, in questi ultimi due anni, si è ad esempio parlato e riparlato del cosiddetto “Piano Casa“, anche rilanciandolo con nuovi provvedimenti, che sinora ha portato a risultati alquanto deludenti. D’altronde per sfruttare il piano casa le famiglie possono da un lato ampliare gli immobili, quando previsto nel rispetto delle norme, ma dall’altro devono sostenere una spesa che di questi tempi si fa fatica a programmare.