L’attuale Governo in carica vuole mettere a punto una riforma del condominio, definendo norme e regole che vanno ad interessare, ed in alcuni casi a colpire, la figura dell’amministratore, un figura professionale il cui futuro rischia di essere sempre più difficile ai fini dell’esercizio della propria attività.
Di questa riforma se ne sta discutendo al Senato della Repubblica, ma c’è il rischio elevato che a conti fatti la riforma non faccia altro che far aumentare le spese a carico degli inquilini e dei proprietari degli immobili.
A pensarla così è l’Anammi, Associazione Nazional-europea AMMinistratori d’Immobili, la quale oltre all’incremento delle spese a carico dei condòmini intravede, se la riforma dovesse passare così com’è, anche una minore flessibilità nei pagamenti. Un inquilino o un proprietario di immobili moroso nei confronti dell’amministratore del condominio, infatti, con la riforma rischia l’immediata esecutività, ovverosia l’avvio in tempi brevi di un decreto ingiuntivo che, oltre a non dare “scampo” all’inquilino o al proprietario dello stabile, contribuisce anche a generare ulteriori costi legali a carico del bilancio del condominio.
Con l’entrata in vigore della riforma, inoltre, l’amministratore del condominio dovrebbe fornire delle garanzie corrispondenti ad un anno di gestione condominiale; questo significa, in altre parole, che per poter gestire il condominio il professionista dovrebbe fornire delle garanzie fideiussorie con tutto quel che ne consegue visto che trattasi dell’assunzione di un costo elevato che non può poi non ripercuotersi sull’aumento delle quote condominiali.
Insomma, quello che rischia di venirsi a generare è un vero e proprio circolo vizioso con la conseguenza che la riforma, secondo l’Anammi, introduce costi e spese non indifferenti, premia a conti fatti solo i grandi studi professionali, e rischia altresì di rendere il mercato poco concorrenziale con tariffe non più dettate dal libero mercato ma solo dal potere di un numero ristretto di professionisti.