Nato da un’idea di Silvio Berlusconi dello scorso marzo, il Piano Casa dovrebbe dare una scossa all’economia del paese, rilanciando il settore dell’edilizia. In termini generali il piano dovrebbe consentire l’aumento dei metri cubi degli edifici (la costruzione della famosa stanza in più) e contenere alcune forme di sostegno all’edilizia popolare a favore alle famiglie più povere. Dovrebbe anche partite quell’aiuto negli alloggi per le giovani coppie di cui il premier parla da questa primavera.
Il Piano Casa è stato ad oggi varato da quasi tutte le regioni, ad eccezione di Campania, Molise, Calabria e Sicilia, dove prosegue il dibattito nelle Giunte circa le modalità attuative. Nella provincia autonoma di Trento si è invece deciso di escludere qualunque piano.
In quasi novanta giorni di trattative il governo è arrivato ad un accordo con le singole regioni che hanno mantenuto la competenza legislativa esclusiva sugli ampliamenti delle volumetrie.
Nelle varie leggi regionali il termine per la presentazione dei progetti di ampliamento viene fissato a 24 mesi ed in alcuni casi si parla di intervento a regime, senza più scadenza.
In linea di massima tutti i progetti approvabili riguardano aumenti di volumetrie, demolizioni e ricostruzioni. Per quanto riguarda le villette in ristrutturazione o di nuova edificazione le loro cubature potranno essere ampliate del 20 %.
Ad oggi però il Piano Casa, che doveva essere una delle misure anticrisi, fatica a decollare. Dopo l’inceppamento in sede regionale ora tocca ai singoli comuni far proprie le nuove normative. Chi è interessato è bene che fin da ora si interessi ad eventuali delibere specifiche che il suo comune possa aver emanato in aggiunta a quelle nazionali.
Ancora una volta l’Italia fatica a ll’interno dei reticoli della lentezza burocratica dei suoi apparati di governo. Il Piano Casa, che doveva servire a rilanciare il settore edilizio nel breve periodo, vedrà i primi progetti partire nella migliore delle ipotesi nell’estate 2010.