La Giunta comunale di Bologna sta proponendo l’aliquota Imu massima per le seconde case, con la sola eccezione di quelle affittate con canoni concordati. L’aliquota per questo segmento sarà pari al 10,6 per mille, pertanto, per gli spazi sfitti o affittati con un normale contratto, mentre rimarrà al 7,6 per mille per quanto concerne gli affitti a canone concordato. La certificazione, fanno sapere dal Comune, avverrà ad opera della stessa istituzione su base specifica e individuale.
A commentare quanto proposto è stato l’assessore alla Casa, Riccardo Malagoli, il quale ha dichiarato come il provvedimento abbia “dato un segnale di equità sulla casa, tanto coi canoni concordati quanto sull’aiuto all’affitto, per il quale c’è un milione di euro. Una scelta importante per le politiche abitative”. Per quanto concerne i contratti di affitto a canone concordato, il Comune di Bologna rende noto che in città ne esisterebbero circa 10 mila.
“Saranno tutti certificati dal Comune” – prosegue Riccardo Malagoli – “se ne occuperà un ufficio ad hoc”. Lo stesso assessore conferma poi la presenza dei fondi per i servizi, pur ammettendo che gli stanziamenti non sono sufficienti, “perché i bisogni sono cresciuti”, soffermandosi poi sul possibile adeguamento delle tariffe all’inflazione, sulla base di una serie di incontri da tenersi con le parti sindacali. “Tutto deve stare in equilibrio” – ha concluso Malagoli – “è chiaro che se togli da una parte devi aumentare dall’altra”.
Ricordiamo che l’imposta municipale unica, introdotta dalla recente manovra Monti, sostituisce la “vecchia” imposta comunale sugli immobili (ICI), con un’aliquota base pari al 7,6 per mille, con riduzioni per quanto concerne la prima casa, e con un margine di elasticità per quanto invece concerne le singole aree comunali, con le istituzioni locali che potranno abbassare o diminuire l’aliquota standard di riferimento.