Lo aveva promesso e, infine, le ipotesi sono diventate realtà. Il premier Mario Monti ha introdotto l’applicazione dell’imposta sugli immobili anche sulle unità commerciali della Chiesa, mantenendo l’esenzione per le altre proprietà ecclesiastiche no profit. Ma non è questa l’unica novità che riguarda l’imposta municipale unica e, in particolar modo, la base imponibile sulla quale viene applicata l’aliquota.
Nonostante ciò, l’aggiornamento più rilevante (anche, mediaticamente) riguarda l’imposta sugli immobili della Chiesa. Sparisce una storica esenzione globale, mentre viene introdotta un’esenzione più specifica, che andrà estesa anche agli immobili “misti”, cioè a quelli ad uso promiscuo per attività no profit e commerciali, i quali vedranno l’esenzione limitarsi alla sola frazione di unità immobiliare nella quale si svolge l’attività non commerciale.
Pertanto, ipotizzando che all’interno di una Chiesa vi sia anche uno spazio dedicato all’attività commerciale, tale spazio diverrà soggetto al pagamento dell’imposta municipale unica.
Ad ogni modo, come preannunciato, non è certo questa l’ultima novità in materia di Imu. Su tutte, spicca l’avvio della procedura di adeguamento dei valori catastali, con partenza gennaio 2013, e l’introduzione di un meccanismo di dichiarazione vincolata a direttive stabilite dal ministro dell’Economia, con individuazione del rapporto proporzionale tra attività commerciali e non commerciali esercitate all’interno di uno stesso fabbricato.
Considerata la sinteticità del contenuto dell’emendamento, è probabile che nelle prossime settimane vi sia ampio margine per ulteriori approfondimenti. Tra i numerosi punti interrogativi vi è ad esempio quello del vicepresidente della Camera Maurizio Lupi, che si è domendato se gli asili nido e le scuole parificate debbano o no essere soggette al pagamento della nuova Imu. Provvedimenti che – ancora non applicati – fanno già discutere e suscitare qualche dubbio di forma e di merito tra gli oppositori.