Secondo quanto emerge da una analisi riportata dal Corriere della Sera, il mercato immobiliare dell’hinterland milanese ha registrato negli ultimi anni un calo delle operazioni di compravendita ben superiore a quello registrato nel capoluogo che – come prevedibile – è riuscito a mantenere un appeal sensibilmente superiore a quello delle aree circostanti, potendo in tal modo garantirsi una domanda più che soddisfacente, anche in tempi di difficoltà congiunturali.
Le ragioni della crisi generalizzata, ad ogni modo, sembrano essere ben note. Ben più arduo è invece comprendere come mai il mercato immobiliare dell’hinterland si stia lentamente sbriciolando, con volumi di transazioni che continuano a diminuire con ritmi ben lontanamente paragonabili a quanto sta accadendo in altre aree della provincia o della Regione.
Il Corriere della Sera riporta pertanto una testimonianza di una delle possibili determinanti di questo scenario. “I cantieri sono troppi, ma non è questo il peggio” – scrive un agente immobiliare al quotidiano – “Il guaio è che molto spesso a dare vita a queste iniziative sono costruttori improvvisati, imprenditori che avevano da parte un gruzzoletto e che in epoca di boom immobiliare si sono messi a chiedere le licenze”.
A Milano, invece, la situazione è diversa. Nel capoluogo “c’è una barriera d’ingresso che taglia fuori automaticamente le società sottocapitalizzate, perché il costo delle aree è tale da impedire l’operatività di promotori senza capitali alle spalle. Oggi la situazione rischia di sfuggire dal controllo perché non c’è una domanda in grado di assorbire in breve l’offerta, né gli imprenditori possono far scendere più di tanto i prezzi di listino, perché gli oneri finanziari accumulatisi negli anni devono essere in qualche modo recuperati”.
Di qui, una situazione molto delicata, che rischia di fatto di congelare uno sviluppo sostenibile dell’immobiliare anche nelle zone più periferiche e più a buon mercato.