L’affitto in condivisione, pur non certo novità all’interno del panorama immobiliare italiano, sta diventando una soluzione di crescente utilizzo per cercare di arginare gli effetti negativi dell’attuale lunga ondata di difficoltà. Condividere la casa in affitto è cosa ben nota tra studenti e amici, e non è pertanto una sorpresa leggere il moltiplicarsi di annunci che chiedono di poter contrarre congiuntamente degli accordi di locazione.
Meno frequente era invece, fino a poco tempo fa, leggere la necessità – da parte di sconosciuti – di condividere l’affitto per motivi di lavoro fuori sede o di semplice vita quotidiana. Negli ultimi mesi si è assistita ad una moltiplicazione di annunci in materia, favoriti anche dalla nascita di nuovi portali specialistici e di nuove applicazioni dedicate, che puntano a migliorare l’approccio con la condivisione dell’affitto.
Sul web sono infatti sorti diversi siti in cui è possibile scegliere le case da condividere, e i profili degli utenti da coinvolgere in questo processo; in altri casi, è già possibile disporre di una portafoglio di case / inquilini già pronti, al quale domandare di aggregarsi per risolvere buona parte dei propri problemi di portafoglio.
► CANONI DI AFFITTO NEL GENNAIO
Stando agli ultimi dati statistici, le richieste di condivisione di affitto sarebbero cresciute in Italia di circa 75 punti percentuali rispetto all’anno precedente, con una domanda che – nello stesso periodo – è sembrata praticamente triplicarsi. Il prezzo medio di una camera singola è pari a 327 euro, mentre l’età anagrafica media di chi sceglie di convivere è pari a 26 anni: un dato che sembra tuttavia risentire della stragrande maggioranza di studenti universitari fuori sede che sceglie questo genere di approccio abitativo, e che rischia di nascondere i lavoratori over 30 che scelgono la condivisione degli affitti per poter soddisfare le proprie esigenze immobiliari, a buon mercato.