Nonostante l’attribuzione di più “bandiere blu” rispetto allo scorso anno, e la certificazione che (salvo non rare eccezioni) la qualità del nostro mare conosce pochi termini di paragone, il business delle seconde case stenta a tenere la presa. La determinante di tale evolutivo scenario è ovviamente da ricondursi alla crisi internazionale, che sta riducendo la domanda locale e, altresì, quella degli stranieri, che avevano sempre garantito un discreto supporto alle richieste del settore.
Ne deriva che, secondo quanto affermato da Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari, che per il magazine de Il Sole 24 Ore, Casa 24 Plus, ha elaborato l’andamento delle località turistiche italiane dal giugno 2007 (ovvero, dal periodo ante-crisi) a oggi, “lo scorso anno il segmento aveva intercettato la domanda degli investitori intenzionati a spendere cifre intorno ai 200mila euro, una domanda rivolta prettamente all’investimento. Si è trattato della scelta di tesaurizzare i soldi disponibili, per i quali le formule di investimento erano scarse”.
La valutazione pondera che ogni anno il real estate sulle seconde case conterebbe circa 35 mila alloggi compravenduti. Di questi, il 70% è situato al mare, per un controvalore pari a 24 mila compravendite. Solamente il 10% avrebbe inoltre un valore superiore al milione di euro, mentre il resto si inquadra nella fascia sotto i 300 mila euro.
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“La fascia delle case di lusso, poco più di 2.500 compravendite all’anno tiene ancora. Il numero delle compravendite è diminuito invece parecchio nel segmento medio. Quest’anno è iniziato male, si contano poche visite nei cantieri, quei pochi che esistono al momento, e poca è anche la domanda che si rivolge all’agenzia. La crisi economica coinvolge sempre più nazioni e anche l’Imu impatta in maniera rilevante soprattutto sulla seconda casa” – conclude Breglia, evidenziando pertanto la “falsa partenza” dell’esercizio in corso.
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