Sta per prendere piede la nuova fase di dismissioni pubbliche di immobili. Il decreto legge che la scorsa settimana è stato varato dal Consiglio dei Ministri vedrà luce sulla Gazzetta Ufficiale tra breve tempo e, di conseguenza, prenderà il via la fase concreta di cessione delle proprietà immobiliari detenute da enti pubblici: un maxi progetto che, secondo le stesse stime dell’esecutivo, dovrebbe ammontare a complessivi 320 miliardi di euro.
A confermare quanto sopra è la relazione tecnica all’articolo 2 del d.l., che nel quantificare gli impatti del “processo dinamico che, considerata la tempistica necessaria per la valorizzazione dei diversi asset di proprietà pubblica, sarà volto ad assorbire nel tempo il portafoglio di proprietà delle Pubbliche Amministrazioni”, auspica una valorizzazione dei cespiti immessi sul mercato compresa tra i 239 e i 319 miliardi di euro.
Ma in che modo verranno collocati gli immobili sul mercato? Ad anticiparlo è Il Sole 24 Ore, che sostiene come lo “strumento principale per il collocamento dei beni pubblici sarà il fondo immobiliare istituito dall’Esecutivo precedente con l’articolo 33 della manovra di luglio 2011 ma mai decollato. A farlo ci prova ora il governo Monti con un decreto che ne potenzia i compiti e ne amplia i confini. Senza dimenticare l’intervento della Cassa depositi e prestiti (Cdp) attraverso due distinti veicoli, uno immobiliare e l’altro mobiliare, da 1 miliardo di euro ciascuno”.
La parte fondamentale della transazione sarà pertanto una società di gestione del risparmio, che il Ministero dell’economia e delle finanze dovrà costituire. La Sgr partirà con le sue operazioni con circa 350 beni dal valore di 1,5 miliardi di euro, che il demanio dovrà individuare entro un mese. Dopo di chè la palla passerà alle pubbliche amministrazioni centrali e locali, fino ad arrivare alla dotazione pluriennale complessiva prevista.