Torniamo quest’oggi ad occuparci dell’andamento del mercato immobiliare statunitense. Lo facciamo in occasione della pubblicazione di numerosi studi che forniscono un quadro meno tetro del solito sul mattone del Paese nordamericano, che secondo alcuni studiosi potrebbe caratterizzarsi addirittura in qualità di locomotiva dell’intera economia statunitense, andando in tal modo a trainare la ripresa della nazione.
A parlarne è anche Il Sole 24 Ore in un articolo a firma Luca Davi, che ricorda come “il settore immobiliare americano potrebbe essere l’autentico motore della crescita economica del paese. Se è vero che il numero delle vendite di case esistenti è sceso nel breve termine (a giugno è calato del 5,4% rispetto a maggio), è anche vero che a giugno 2012, rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, il prezzo medio di vendita è salito del 7,9%”.
Per quanto concerne le attività di costruzione delle nuove case, prosegue il quotidiano economico finanziario, il mercato si sta muovendo in maniera brillante, visto che sia i permessi che gli avvii di nuove cantieri sono del 20% circa più numerosi dell’anno prima. Certo, siamo ben al di sotto dei livelli del boom immobiliare antecedente lo scoppio della bolla subprime, e qualsiasi euforia è fuori luogo”.
Ad ogni modo, i dati non sono certamente troppo deludenti. “Gli acquirenti di abitazioni stanno mostrando un livello di fiducia crescente nelle compravendite e questo potrebbe dare fiato in prospettiva al settore. Alcuni calcoli suggeriscono del resto che il comparto immobiliare potrebbe contribuire anche per più dell’1,5% alla crescita annualizzata del Pil del secondo trimestre”.
Pertanto, in buona sostanza, i dati di cui sopra potrebbero evidenziare come l’immobiliare possa essere in grado di spingere la crescita economica statunitense anche oltre le stime degli analisti, contribuento nello stesso tempo a ridurre la disoccupazione e, in tempi di nuove elezioni, dare una gradita mano alla campagna elettorale di Barack Obama.