Continuano ad esser particolarmente deludenti i dati macroeconomici provenienti dal Regno Unito, con particolare riferimento al locale mercato immobiliare. L’attività del settore rimane infatti piuttosto debole, senza poter conferire l’opportuna fiducia per un rilancio del real estate nel breve e nel medio termine. Cerchiamo allora di comprendere in che modo si sta evolvendo il mattone del Regno Unito, e perchè i dati macroeconomici di recente pubblicazione non conferiscano l’opportuna spinta a una inversione di tendenza.
Partiamo dal dato più evidente, relativo alla produzione interna lorda, che nel corso del secondo trimestre dell’anno ha subito una flessione dello 0,7 per cento. Diminuzione di produttività a parte, il mercato del lavoro sembra aver intrapreso una strada piuttosto convincente, valutati gli oltre 200 mila posti di lavoro che sono stati creati nel corso del secondo trimestre dell’anno, che si è pertanto autoattribuito il periodo “migliore” per la creazione di nuovi posti di lavoro da luglio 2010 ad oggi. Il livello totale dell’occupazione è oggi a 0,3 punti percentuali in più rispetto al 2008.
Ad ogni modo – ed è questa la statistica che interessa maggiormente ai nostri fini – a preoccupare è ancora una volta l’andamento dell’attività immobiliare, che rimane estremamente debole. L’ultimo sondaggio sul mercato immobiliare condotto dalla RICS ha mostrato come le richieste di nuovi acquirenti e gli ordini di vendita siano calati per il terzo mese consecutivo nel corso del luglio. L’attività immobiliare inglese si è poi contraddistinta con approvazioni di mutui in calo dalla scadenza dell’imposta di bollo dello scorso mese di marzo, e le transazioni del secondo trimestre in flessione a 223 mila unità, per il valore più basso degli ultimi 12 mesi.
I dati più recenti sui prestiti per l’acquisto delle case pubblicati dalla Bank of England affermano inoltre una sostanziale variazione inferiore alle attese, conferendo nuovo pessimismo nel comparto immobiliare d’oltre manica.