Anche il ceto medio è costretto a preferire l’affitto piuttosto che l’acquisto. Ad occuparsi del deragliamento di una fascia piuttosto ampia di popolazione italiana, tagliata pressochè fuori dalle possibilità di poter avere accesso alla tanto desiderata operazione di compravendita immobiliare, è Affari Italiani, secondo cui i prezzi delle case in Italia sono ancora alti e che – riporta anche Confindustria – sarebbe necessaria una diminuzione del 7 per cento delle quotazioni per poter arrivare a livelli di “normalità”.
Insomma, le case sono ancora troppo care per gli italiani, e potrebbero esserlo ancora per un bel po’ di tempo, costringendo di fatto il “ceto medio” ad ingrassare le fila degli aspiranti inquilini di immobili in affitto. La situazione potebbe addirittura peggiorare nel corso dei prossimi mesi, visto e considerato che la stessa Confindustria ammette che l’atteso aggiustamento dei prezzi delle case potrebbe essere “piu’ prolungato e piu’ profondo, dato che nel 2000 il rapporto tra quotazioni e reddito disponibile procapite era del 14,9% sotto la media di lungo periodo e nel 1997 del 30%. Negli Stati Uniti, per esempio, lo scoppio della bolla ha piu’ che controbilanciato gli aumenti precedenti, e tale rapporto e’ al minimo storico (-18,2% rispetto alla media): pesa li’, ma non in Italia, l’ingente stock di case invendute in seguito ai default sui mutui”.
Il calo dei prezzi potrebbe pertanto avvenire in maniera molto più lunga del previsto. Il tutto nonostante le transazioni immobiliari siano pressochè crollate, con le compravendite registrate in flessione del 19,6 per cento nel corso del primo trimestre 2012 e le quote di agenzie che hanno venduto abitazioni date in calo del 6,6 per cento nel secondo trimestre rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. I tempi medi di vendita sono allungati a 8,2 mesi, contro i poco più di 7 mesi di un anno fa, mentre la riduzione media rispetto al prezzo inizialmente richiesto sfora il 15%.
Tutti elementi, quelli appena accennati, che in altri mercati avrebbero dovuto generare un calo più repentino delle quotazioni. E invece…
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