Scende da 10 anni a 5 anni l’obbligo per i terreni agricoli che hanno beneficiato di aiuti di stato o comunitari di mantenere l’identica destinazione d’uso, con la possibilità di realizzare sul terreno interventi e costruzioni che siano necessariamente strumentali all’attività agricola. A sostenerlo sono le novità presenti nel testo del disegno di legge sulla valorizzazione delle aree agricole, e sul contenimento del consumo del suolo, proposto dal ministero delle politiche agricole e già approvato, la scorsa settimana, dal consiglio dei ministri.
L’obiettivo del ministero è quello di far approvare il disegno di legge entro il termine dell’attuale legislatura. Non è una meta scontata e facilmente determinabile, ma è pur sempre possibile. Cerchiamo ad ogni modo di concentrarci prevalentemente su ciò che cambierà in seguito alle innovazioni contenute nel ddl.
Anzitutto, la novità più rilevante è certamente l’accorciamento del limite temporale per il divieto di mutamento di destinazione dei terreni. Il ministero, fermo restando il mantenimento dell’obiettivo di bloccare il progredire dell’urbanizzazione in luoghi agricoli, la riduzione a 5 anni dall’ultima erogazione è stata introdotta per non irrigidire troppo il vincolo. Non mancano, ovviamente, le eccezioni: vengono infatti fatte salve eventuali disposizioni esistenti più restrittive e, ad ogni modo, il vincolo dovrà essere espressamente richiamato negli atti di compravendita dei terreni, a pena di nullità dell’atto.
Nel ddl si parla inoltre della possibilità di realizzare, nel rispetto degli attuali strumenti urbanistici, interventi strumentali alla coltivazione del fondo, all’allevamento del bestiame, alla silvicoltura, nonché quelli funzionali alla conduzione dell’impresa agricola e alle attività di trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli.
Per quanto infine concerne gli incentivi, sembra sparita la possibilità dei bonus per i comuni e le province che procedono al recupero dei nuclei abitati rurali, ma resta per le amministrazioni locali che scelgono di effettuare opere di manutenzione, ristrutturazione, restauro, risanamento conservativo di edifici esistenti e conservazione ambientale del territorio, la priorità nella concessione di finanziamenti statali e regionali previsti in materia edilizia.