Con le ultime novità stabilite dal decreto legge 141/2010, finalmente entrato in vigore, è stato previsto che i mediatori immobiliari non possano più segnalare mutui ai propri clienti, e tanto meno ottenere un ricavo dalla stessa operazione di “segnalazione”. L’obiettivo è cercare di separare i due mondi (immobiliare e creditizio) stabilendo in maniera precisa quali debbano essere i termini di professionali dei due comparti, ed evitando che possano essere applicate delle intese commissionali.
Ad occuparsi del fatto è stato, negli scorsi giorni, Michela Finizio su Casa 24, il magazine su Il Sole 24 Ore, che in proposito di tale concetto di specializzazione ricorda come la la stessa sia “la ratio della norma entrata in vigore, ma il rischio è che – in un mercato del credito quasi paralizzato – questo allontani ancor di più il cliente dall’accesso al mutuo. L’aspetto positivo è la qualificazione dei mediatori autorizzati, che d’ora in poi devono prestare grande attenzione alla reputazione: la società di mediazione è responsabile anche per fatti penali riconducibili al mediatore” (qui mediazione immobiliare regole trasparenza).
Di qui la successiva domanda posta dalla giornalista: “La forte specializzazione richiesta renderà più efficace o complesso il meccanismo di gestione delle pratiche di finanziamento? Ancora non si può dire” – risponde Finizio – “ma sicuramente gli agenti immobiliari – a cui viene meno una fonte potenziale di reddito – sono preoccupati dell’impossibilità di parlare di prodotti finanziari ai propri clienti: bisognerà cercare l’appoggio dei consulenti del credito per portare a termine senza intoppi la trattativa, altrimenti la compravendita potrebbe sfumare. Non si potrà più continuare a esercitare da soli, ma sarà necessario formalizzare degli accordi che istituzionalizzino i collegamenti con altri professionisti”.
In merito, ricordiamo altresì che a maggio 2013 scade l’obbligo per i titolari delle agenzie immobiliari iscriversi al Registro per le imprese presso le Camere di commercio, come previsto dalla direttiva Bolkestein, pena l’impossibilità di continuare a esercitare.
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