Gli istituti di credito erogano sempre meno mutui, e lo fanno a condizioni di onerosità sempre più elevate. A ricordarlo è l’Adiconsum, secondo cui – afferma il suo segretario generale, Paolo Giordano, “sui prestiti per l’acquisto della casa proprio non ci siamo. Perché gli istituti di credito li erogano in misura sempre più ridotta, cioè per somme che coprono una percentuale sempre più bassa rispetto al valore dell’immobile e con condizioni economiche più onerose che in passato”.
In altri termini, le banche erogano meno mutui ma – quando lo fanno – effettuano le concessioni a condizioni di tasso e di commissioni sempre più care. La parola d’ordine da parte delle banche sembra pertanto essere quella del mantenimento, su livelli massimi, dello spread, ovvero la maggiorazione a titolo oneroso (e di retribuzione del capitale impiegato) che la banca somma al tasso di interesse di riferimento (IRS nel caso di mutuo a tasso fisso, Euribor o tasso BCE nell’ipotesi di mutuo a tasso variabile).
Tuttavia, segnalava il settimanale l’Espresso, è pur vero come “lo spread sui mutui dalle banche italiane negli ultimi mesi è un po’ sceso. Certo non quanto lo spread più famoso, quello tra i titoli decennali di Stato tedeschi e italiani. E neppure ha seguito il passo del gambero dell’Euribor, il tasso più utilizzato come punto di riferimento per i mutui a tasso variabile, che un anno fa viaggiava ben sopra l’1 per cento, mentre ora si aggira intorno a quota 0,20. All’inizio del 2012 lo spread medio sui mutui era superiore al 3,50 per cento e ora è vicino al 3,20 per cento. Un taglio asimmetrico” (vedi anche Andamento erogazioni mutui).
Complessivamente, rileva l’Adiconsum, lo spread delle principali banche non sarebbe invece sceso affatto nel corso degli ultimi tre mesi, con la rata dei mutui a tasso variabile a 20 anni cresciuta in 9 casi su 10. “Lo spread è fondamentale: un punto in più su un mutuo di 100 mila euro può significare anche 60 euro in più al mese” – ricorda ancora il segretario, che poi aggiunge come – “alcune banche pubblicizzano un tasso molto conveniente, definito “di ingresso”, che viene applicato per un anno. Poi al suo posto subentra il tasso a regime, decisamente più allineato con quelli medi di mercato se non, talvolta, addirittura più caro” (vedi anche Previsioni mutui 2013).