Nei giorni scorsi l’ANAMMI, Associazione Nazional-europea degli AMMinistratori d’Immobili, è stata presente al Senato, presso la Commissione Giustizia, in un’audizione in cui si è parlato, in particolare, del progetto di riforma del condominio, una materia tanto complessa cui saranno apportate delle modifiche, alcune interessanti, altre meno, dopo che tutto è rimasto così come è adesso da quasi settanta anni.
All’audizione era presente il presidente dell’ANAMMI, Giuseppe Bica, il quale al termine del dibattito sul disegno di Legge ha parlato di un incontro incentrato sulla piena collaborazione a livello istituzionale.
Già nelle settimane scorse l’Associazione Nazional-europea degli AMMinistratori d’Immobili aveva messo in evidenza come il progetto di riforma presentasse delle luci ma anche delle ombre, ed in particolare nuovi oneri, anche di rilievo, a carico degli amministratori di condominio, che a conti fatti rischiano di ripercuotersi sull’utenza, ovverosia sugli inquilini e sui proprietari di immobili, con un aumento delle parcelle praticate dal professionista.
Ma ci sono anche alcune novità che l’Associazione vede di buon occhio, come ad esempio la durata, pari a due anni, dell’incarico/mandato dell’Amministratore del condominio, unitamente all’obbligo dell’apertura di un conto corrente intestato al condominio, e l’istituzione dell’anagrafe condominiale. Una è invece la grossa criticità del progetto di riforma che, secondo il Presidente Bica, risulta essere di difficile attuazione; trattasi di quella che a conti fatti è l’introduzione dell’obbligo di una fideiussione a carico dell’Amministratore per un importo pari ad un anno di oneri di condominio legati ad una gestione ordinaria dello stesso.
A fronte di questo costo elevato, infatti, due sono i rischi: creare un mercato dell’amministrazione di condominio “governato” solo dagli operatori del settore più grossi, a partire dai grandi studi professionali, e la conseguente impennata dei costi a carico degli inquilini e dei proprietari di immobili per effetto di una forte diminuzione della concorrenza di mercato.