Bernanke (Federal Reserve) ha difeso pubblicamente le precedenti scelte di politica monetaria in ambito tassi di riferimento.
Bernanke, attuale chairman della Federal Reserve americana, negli scorsi giorni ha difeso a spada tratta le decisioni in politica monetaria compiute in passato dalla Banca Centrale. Più di una critica, infatti, sosteneva che fossero proprio le trascorse scelte di mantenere “relativamente bassi” i tassi di interesse di riferimento, nel corso dello scorso decennio, ad aver contribuito in maniera decisiva all’emersione prima, e allo scoppio poi, della bolla immobiliare che ha dato il via alla brusca crisi economico finanziaria di cui si avvertono ancor oggi sensibili strascichi.
Bernanke non ha però voluto esimersi dallo spendere qualche parola di rimorso sulle azioni della Banca Centrale, confermando che, probabilmente, una migliore regolamentazione del sistema bancario avrebbe potuto effettivamente limitare gli effetti negativi dello scoppio della bolla del real estate locale.
Il chairman della Federal Reserve si è infatti espresso affermando che “la migliore risposta alla bolla immobiliare non avrebbe dovuto essere monetaria, quanto regolamentatoria”. Il numero 1 dell’istituzione ha poi definito come parzialmente tardivi o insufficienti gli sforzi della Fed per far fronte alla bolla, con azioni che avrebbero potuto essere più incisive e, in generale, semplicemente “migliori”.
Bernanke ha poi confermato che la Federal Reserve è ancora al lavoro per sviluppare la propria capacità di supervisione sul sistema bancario, rafforzando nel contempo le misure necessarie per proteggere i consumatori di mutui e di altri prodotti finanziari.
Infine, il chairman della Fed ha affermato che l’uso di mutui a tasso variabile e con il pagamento di soli interessi per ampi periodi, insieme al mancato rispetto di sane politiche creditizie in materia di concessione, “sono i principali responsabilidella bolla”.
Bernanke, 56 anni, fa parte della Federal Reserve come governatore dal 2002 e come chairman dal 2006; durante l’epoca Greenspan, supportò tutte le decisioni in materia di variazione dei tassi di interesse di riferimento. Dopo la crisi finanziaria, ridusse il tasso federale ad un livello prossimo allo zero.