Giappone, il 2009 si sarebbe concluso molto negativamente, con una performance mai così disastrosa dal 1964.
Il Ministero competente ha pubblicato un report piuttosto negativo sull’andamento del mercato immobiliare giapponese nel corso del recente 2009: il quadro che fuori esce dallo scenario tracciato dal governo nipponico è quanto meno disastroso, con un vero e proprio arresto delle operazioni di costruzione immobiliare da parte degli operatori del settore, evidentemente scoraggiati dalla crisi economica in atto.
Per avere un termine di paragone dell’attuale momento attraversato dal real estate dell’arcipelago, occorre tornare indietro nel tempo al 1964 quando, in pieno periodo olimpionico, il Giappone varò un piano di risanamento e di sviluppo del mercato immobiliare locale. Poi una lunga ripresa, che tuttavia si è arrestata in maniera significativamente brusca proprio nel corso di quello che verrà ricordato come un anno nero.
Nel corso del 2009, infatti, sono state messe le basi per la realizzazione di 788.410 unità immobiliari ad uso abitativo; si tratta di un ammontare complessivo inferiore del 27,9% rispetto a quanto conseguito lungo l’arco del 2008, e poco di più del record storico registrato nel lontano 1964, quando gli operatori del settore immobiliare aprirono cantieri per un totale di 751.429 appartamenti.
Gli analisti giapponesi sono relativamente critici nei confronti delle misure intraprese dalle autorità governative del luogo, azioni parzialmente incapaci di risollevare il mercato immobiliare, venendo incontro alle aspettative di coloro che ritenevano che il 2010 potesse iniziare sotto un differente auspicio.
Per quanto riguarda il futuro a breve termine del mercato immobiliare nipponico, gli economisti non sono granchè fiduciosi su una pronta ripresa: è invece probabile che gli operatori assumano un atteggiamento attendista, decidendo di rinviare le proprie transazioni quando il momento sarà maggiormente propizio. Forti pressioni sono pertanto attese sul fronte dei prezzi delle proprietà abitative, vista e considerata una presumibile scarsità dell’entità dell’offerta di case già nel breve periodo, soprattutto nei perimetri urbani di maggiore dimensione.