In Australia il volume dei finanziamenti immobiliari ipotecari è in significativo calo.
Durante il mese di febbraio il numero di finanziamenti immobiliari concessi dagli istituti di credito australiani è calato ancora, per il quinto mese consecutivo. La motivazione principale di questa situazione sembra essere riferibile alle decisioni della Banca Centrale locale, che ha innalzato ancora il costo del denaro, e parzialmente ad alcune scelte effettuate recentemente dal governo australiano.
Il numero di finanziamenti immobiliari ipotecari richiesti per sostenere operazioni di acquisto o di costruzione di una proprietà immobiliare ad uso abitativo (appartamenti o unifamiliari) è infatti calato di 1,8 punti percentuali a quota 50,287 unità rispetto al mese di gennaio 2010, quando a loro volta i finanziamenti immobiliari calarono di 7,3 punti percentuali, come confermato dall’Istituto Nazionale di Statistica di Sidney.
Come già accennato poche righe fa, la determinante principale di questo nuovo scenario è riconducibile alle decisioni della massima istituzione monetaria guidata dal governatore Stevens, la quale nel corso degli ultimi sei incontri ha scelto di innalzare il tasso di interesse di riferimento sulle operazioni di rifinanziamento per ben cinque volte, al fine di rallentare la crescita della domanda di settore.
Un dato interessante relativo all’andamento delle erogazioni creditizie è riferibile inoltre alla tipologia di richiedente per scopo della transazione: scopriamo pertanto che nel mese di febbraio 2010 il “peso” degli acquirenti di una prima casa è diminuito ulteriormente, scendendo a quota 18,1% sul totale, contro il 20,5% di gennaio 2010 e il 26,8% del febbraio 2009, rappresentando pertanto una crescita percentuale di chi acquista una casa per principali scopi di investimento più o meno speculativo.
Per quanto riguarda l’andamento delle erogazioni di finanziamenti immobiliari nel prossimo futuro, molto dipenderà anche dal trend del mercato del lavoro. Durante il mese di marzo, in Australia sarebbero stati creati circa 19.600 posti di lavoro, portando il tasso di disoccupazione al 5,3%, pari a circa la metà del livello medio in Europa e negli Stati Uniti, dove il tasso è pari al 9,7%.