Nei giorni scorsi abbiamo fatto qualche esempio di pratiche e accorgimenti per abitare sostenibile. Quella ecologica sembra una moda non destinata a passare, ma anzi, pronta ad evolversi.
Ecco allora l’Energy Building, un nuovo modo di costruire la casa basato sulla filosofia dell’armonia e del benessere nell’abitare. Influssi del pensiero giapponese e del Feng Shui per un’architetttura di sintesi che incorpora materiali e tecnologie sostenibili.
Da una parte la diffusione su scala planetaria di una crescente sensibilità verso l’ambiente dà luogo nell’Occidente a mode e stili di vita più o meno passeggeri. Dall’altra, nel campo della bioedilizia, si stanno affermando standard di costruzione economicamente sostenibili e quindi replicabili.
È il caso degli Zero energy building. In termini generali uno Zero energy building (ZEB) è una costruzione che non consuma energia dalla rete e non produce emissioni di carboni fossili. Produce energia in loco grazie ad efficaci soluzioni di design e bioarchitettura.
Varie tecnologie di microgenerazione (il solare termico e fotovoltaico, i biocombustibili, l’energia del vento) vengono utilizzate contemporaneamente per rendere l’edificio ZEB autosufficiente dal punto di vista energetico.
Considerando che in Europa e In America gli edifici consumano il 40% del totale dell’energia utilizzata in un paese, c’è molto interesse verso questo tipo di costruzioni e i designer stanno mettendo a punto le soluzioni più avanzate per rendere i nuovi edifici ospitali anche dal punto di vista sociale.
Come sempre noi italiani siamo bravi a metterci le idee. Un po’ meno a metterci i soldi. Così i nostri migliori architetti che vogliono progettare ZEBs lavorano soprattutto all’estero. Basti pensare a Renzo Piano che ha disegnato la California Academy of Sciences (nella foto), il più ecologico tra gli edifici pubblici nel mondo.
L’architetto Mario Cucinella di Bologna ha coniato una felice espressione per pubblicizzare questo tipo di edifici: “il 50% lo paghi tu, il 50% il sole”.
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