Negli Stati Uniti il livello dei pignoramenti sta crescendo in tre città su quattro.
I pignoramenti sono cresciuti in tre città statunitensi su quattro durante il primo semestre dell’anno. A trarre questa conclusione è stata la RealtyTrac, che ha pubblicato i propri monitoraggi periodici, sancendo che la determinante principale che ha provocato questo nuovo, ennesimo rimbalzo nel numero dei pignoramenti è stata una condizione complessiva del mercato del lavoro non certo ottimizzante.
Vi sono inoltre alcune aree metropolitane in grado di siglare dei veri e propri record negativi. È il caso di Baltimore e Albuquerque, nel quale il numero di proprietà immobiliari coinvolte in procedimenti di pignoramento è più che raddoppiato rispetto al volume riscontrato nel corso dello stesso periodo dell’anno precedente. Incrementi maggiori del 50% anche a Salt Lake City, a Savannah e ad Atlantic City.
Come detto, la causa principale di questa evoluzione è indicata da tutti i principali analisti nelle attuali condizioni del mercato del lavoro. Il tasso di disoccupazione è infatti calato al 9,5%, un livello ancora troppo basso per poter garantire un rinnovamento delle transazioni nel mercato immobiliare.
Sul fronte dei singoli Stati, RealtyTrac ha annunciato che il Nevada, la Florida, la California e l’Arizona hanno “monopolizzato” le parti alte della classifiche, quelle, cioè, dove i tassi di incremento dei pignoramenti sono più forti. I quattro Stati appena ricordati si sono infatti aggiudicate le prime venti posizioni per proporzione di crescita delle procedure di pignoramento immobiliare.
A Las Vegas, ad esempio, il 6,6% dei proprietari immobiliari ha ricevuto una notifica di avvio di una procedura di pignoramento. A Cape Coral, in Florida, la proporzione è invece pari a 5 punti percentuali.