Non tutte le crisi vengono per nuocere. In America i rendimenti dei titoli di Stato continuano a scendere, e questo nonostante il clamoroso declassamento sul debito che gli Stati Uniti hanno dovuto incassare. Sembrerebbe tutto ciò un nonsenso visto che a fronte di un calo del merito creditizio i tassi dei bond USA dovrebbero salire. Pur tuttavia, l’America nonostante tutto rimane un Paese affidabile, ed i titoli di Stato a stelle e strisce rappresentano in tutto e per tutto un investimento rifugio, al pari dell’oro che è sempre più caro sui mercati. Spirano infatti venti di recessione, ragion per cui, come si sta assistendo in questi giorni, c’è una fuga dall’azionario verso porti più sicuri. Questa nuova tempesta finanziaria sta comunque generando effetti positivi a carico di chi attualmente sta pagando un mutuo variabile indicizzato al tasso euribor.
recessione
Stati Uniti, l’immobiliare come freno alla ripresa economica
Un’interessante analisi di Bloomberg sullo stato di salute del mercato immobiliare degli Stati Uniti d’America riporta che proprio il real estate sarebbe stata la principale determinante di sette delle ultime recessioni del Paese nordamericano. Questa volta – sostiene ancora il media americano – l’immobiliare potrebbe non tanto provocare una nuova recessione, quanto frenare la ripresa economica nazionale in maniera decisiva.
Le vendite di case sono infatti pressoché crollate dopo il mese di aprile: il 30/4 scadeva infatti il termine ultimo per poter richiedere l’erogazione di un bonus fiscale da 8 mila dollari che l’amministrazione governativa aveva riservato agli acquirenti di una prima casa per favorire le transazioni di compravendita del mercato immobiliare nordamericano.
Il bonus prevedeva che entro tale data venisse sottoscritto un preliminare di vendita e, entro il 1 luglio, fosse portata a compimento la transazione di compravendita finale. Al termine di tali scadenze, le attività hanno subito un evidente rallentamento, che dovrebbe proseguire ed acuirsi durante la seconda parte del 2010.
Stati Uniti, Greenspan lancia allarme sul mercato immobiliare
Il chairman della Federal Reserve Alan Greenspan ha dichiarato che il rallentamento della ripresa economica statunitense equivarrebbe a definire una “quasi-recessione” l’attuale scenario, e che il peggioramento di alcune variabili di primo piano (come l’andamento del mercato immobiliare), potrebbe spingere questo trend a peggiorare ulteriormente, fino a sfociare in un nuovo scenario recessivo.
L’allarme di Greenspan è riferito soprattutto all’attuale momento vissuto dal real estate a stelle e strisce. Se i prezzi delle case dovessero diminuire ancora – ha infatti precisato l’economista – una nuova recessione potrebbe davvero essere possibile. Nel corso dell’ultimo anno, ha poi aggiunto Greenspan, i valori commerciali delle proprietà immobiliari ad uso abitativo non hanno dato grandi segni di ripresa, contrariamente a quanto sarebbe stato necessario.
Il rallentamento della crescita economica, in altri termini, unico con un deludente andamento dell’attività immobiliare, potrebbe fare da anticamera al ritorno di scenari ben peggiori dell’attuale. Greenspan si è anche soffermato su un potenziale intervento governativo a supporto del settore, ricordando quali siano gli effetti negativi vissuti dal mercato in seguito alla scadenza del beneficio fiscale precedentemente previsto dalle autorità locali.
Regno Unito, cautela sull’immobiliare
La Banca Centrale inglese lancia un segnale di allarme: i prezzi delle proprietà immobiliari residenziali del Regno Unito potrebbero presto tornare in fase decrescente. Perché la crisi pare non esser affatto finita, e la recessione pronta a far sentire la sua pesante influenza sull’economia reale, dopo aver spaventato i mercati finanziari del Vecchio (e non solo) Continente.
David Blanchflower è stato d’altronde piuttosto chiaro, affermando nel corso degli scorsi giorni come l’economia reale subirà una probabile regressione, e di prevedere una prolungata diminuzione nei prezzi delle case. Secondo il membro della Bank of England, inoltre, circa 3 milioni di persone finiranno con il vedere il peso del loro mutuo eccedere di gran lunga il valore della rispettiva proprietà immobiliare.