Ci sono dei casi in cui i condomini, per rendere meno degradata la facciata, coinvolgono i writer nella realizzazione di opere che oltre a colpire al cuore ed essere d’impatto per la vista, finisco per diventare vere e proprie opere d’arte.
I writer in generale è possibile che siano etichettati come quelli che imbrattano i muri per cui i condomini li odiano e cercano di tenerli alla larga con ogni sistema. Ma se i condomini e i writer diventassero amici e non ci fosse più la necessità di proteggere i muri dalle bombolette spray? È un’impresa ardua, ma qualcuno ha iniziato a giocare d’astuzia commissionando la realizzazione di murales che arrivano addirittura a dare se non valore incrementale, perlomeno carattere all’edificio. Ne parla in questi termini anche Immobiliare.it rintracciando uno dei primi esempi milanesi di murales per condomini commissionato dai condomini ai writer:
Uno dei primi esempi a Milano è stato quello della parrocchia dei Santi Quattro Evangelisti che ha dedicato ai writer l’intero muro di confine sulla via Magliocco, la meno controllabile e oggi di sicuro la più colorata, accattivante e particolare. A seguire sono arrivati moltissimi altri interventi commissionati da privati; i grandissimi murales di Via Morosini che si affacciano sul giardino della cultura, quello di via Pio IV che racconta i grandi personaggi della storia di Milano e così via.
La tendenza si sta allargando a macchia d’olio e trova sempre maggiori consensi: anche a Roma ci sono molti esempi di murales sui condomini, soprattutto nelle zone di periferia, si pensi a Casal de’ Pazzi. C’è da chiedersi, nel caso in cui il writer diventi famoso, quanto poi possa “costare” questa sua opera metropolitana. In fondo anche Keith Haring cominciò, come dicevano alcuni, imbrattando i muri.