Nello scorso mese di febbraio i finanziamenti alle famiglie per l’acquisto di immobili sono aumentati in Italia di oltre l’8%; a rilevarlo è stata l’ABI, Associazione Bancaria Italiana, in accordo con il suo “Monthly Outlook” del corrente mese di aprile, sottolineando come nel complesso, e non solo per gli immobili, la dinamica dei finanziamenti alle famiglie nel mese considerato sia stata positiva. Tale tendenza si spiega da un lato con una maggiore propensione delle banche a concedere il credito anche in virtù di un miglioramento dello scenario rispetto alla fase più acuta della crisi, ma dall’altro anche con l’appetibilità dei tassi di interesse che nella zona euro sono e continuano a mantenersi sui minimi storici. Non a caso, in base ai dati disponibili, l’ABI per lo scorso mese di marzo ha rilevato un nuovo minimo storico per quel che riguarda la media dei tassi applicata sui finanziamenti alle imprese ed alle famiglie.
Nel dettaglio, il tasso si è attestato al 3,65%, ovverosia su livelli mai raggiunti ed in calo di quattro punti base rispetto al precedente mese di febbraio; rispetto a dodici mesi fa, tra l’altro, il calo è stato pari a ben 126 punti base ed in linea con la dinamica discendente dei tassi sul mercato interbancario.
L’Associazione bancaria italiana ha inoltre rilevato, allo stesso modo, un nuovo minimo storico per quel che riguarda i tassi applicati sulle nuove operazioni di finanziamento; nel dettaglio, il tasso medio sui mutui per l’acquisto di abitazioni ha fatto registrare nel marzo scorso un tasso medio del 2,60% che rappresenta il nuovo minimo storico con un calo di sette punti base rispetto a febbraio, e di ben 168 punti base rispetto al mese di marzo del 2009.
Per quanto riguarda i mutui, a contribuire alla discesa dei tassi medi è stata la caduta dell’euribor che continua a rendere appetibili e più convenienti nel nostro Paese i mutui a tasso variabile rispetto a quelli a tasso fisso. Anche per questo le banche oramai propongono i cosiddetti mutui con cap, ovverosia finanziamenti immobiliari a tasso variabile indicizzati all’euribor ma con l’applicazione di un tetto massimo al tasso, noto alla stipula, nel caso in cui negli anni a venire il costo del denaro dovesse salire in maniera eccessiva.