Qualche tempo fa avevamo parlato del boom degli affitti parziali, ovvero della necessità / tendenza italiana ad affittare una parte della propria casa. Si tratta, di norma, di una locazione di una fetta abitativa nei confronti di uno studente o di un lavoratore fuori sede, che consente al proprietario di casa di “arrotondare” altre entrate mensili, e al beneficiario di potersi assicurare una o più stanze a prezzi molto competitivi.
Ebbene, secondo quanto emerge da una recente ricerca in ambito immobiliare, nel corso dell’ultimo anno il fenomeno avrebbe acuito il suo ritmo di crescita, arrivando a balzare del 14 per cento rispetto all’anno precedente, e del 26,5 per cento se invece si assumono in considerazione i due anni precedenti (vedi anche questo nostro speciale sul peso delle tasse sugli affitti).
Rispetto al passato, pertanto, all’affitto dell’intero appartamento sembra si stia affiancando in maniera considerevole anche l’affitto di una quota dello stesso, garantendosi così un introito medio che oscilla tra i 200 e i 400 euro al mese.
Di norma, i proprietari di immobili preferiscono affittare una parte della propria casa nei confronti di lavoratori (piuttosto che studenti, ritenuti più ingombranti e rumorosi). Meglio ancora, precisano le ultime ricerche, se i lavoratori ospitati sono dipendenti che effettuano la c.d. “settimana corta” (dal lunedì al venerdì) e che lasciano in tal modo indisturbato il padrone di casa per l’intero weekend.
Purtroppo, evidenzia infine la ricerca, in questa tipologia di locazione è ben raro trovare una formalità contrattuale che possa dare una parvenza di regolarità alla relazione: ne consegue che spesso gli affitti vengono percepiti in nero (nel 50% dei casi), privando il fisco di giuste entrate erariali.
Sempre stando a quanto affermato dall’osservazione, il fenomeno degli affitti parziali sembra stia riguardando anche le locazioni di uffici, considerato che nel corso degli ultimi 12 mesi la tendenza ad affittare una stanza o parte di uffici è cresciuta del 234 per cento.
