Nel 2013 la Popolare di Bari rilevò la Cassa di Risparmio di Teramo: una mossa che aggravò notevolmente i suoi conti, ma da cui poi prese il via l’azione di responsabilità che oggi ha portato ad una sentenza che ha veramente del clamoroso. Una decisione veramente da record e per diversi motivi. Non si tratta esclusivamente di prendere in considerazione la pazzesca somma del risarcimento, che si avvicina ai 400 milioni di euro. Infatti, ci troviamo di fronte alla prima causa civile contro degli ex banchieri che è stata iniziata tramite un’azione di responsabilità e che arriva al termine del suo percorso naturale giudiziario, perlomeno in primo grado.
Il Tribunale dell’Aquila ha deciso in primo grado di condannare Claudio Di Gennaro ad un risarcimento pari a 172 milioni di euro e Antonio di Matteo ad un risarcimento di circa 192 milioni di euro. Si tratta di una sentenza importante, ma da cui sono emerse numerose irregolarità che hanno riguardato in prima persona i due ex amministratori.
Nello specifico, sono tantissime le operazioni strane ed estremamente sventurate che sono state portate avanti da Di Matteo durante il periodo dal 2005 al 2011, in cui ha ricoperto la carica di direttore generale. Ebbene, sono emerse negligenze in riferimento ad operazioni su azioni proprie, ma anche perdite su credito. In particolar modo, i giudici si sono concentrati sulle numerose concessioni di fidi frutto di grave negligenza, nello specifico quelle che sono legate ai gruppi Di Mario, De Gennaro e Isoldi. Tra le altre operazioni su cui si è posto l’accento, anche quella che è costata la perdita di ben 10 milioni di euro con il Gruppo Samorì. Pesanti e altrettanto numerose anche le irregolarità che sono state commesse da Di Gennaro, che è stato in carica come vicepresidente di Tercas dal 1998 al 2010