Per il mercato immobiliare non è proprio un buon periodo. I dati degli ultimi mesi mostrano una situazione difficile caratterizzata da prezzi che sono scesi, compravendite sempre basse, nuove tendenze ad aumentare la pressione fiscale, che dopo l’Imu ha portato alla Tasi, meno investimenti e ancora difficoltà a ottenere i mutui. A questa situazione si unisce il fatto che le banche, che sono state un partner importante per il mercato del mattone, sembrano tirarsi indietro offrendo meno sostegno.
Meno sostegno che si vede non solo nella minore concessione di mutui. Gli Istituti bancari hanno confermato che chiuderanno più di 1500 filiali nel territorio italiano con un’attenzione particolare ai centri storici e alle zone più prestigiose delle città. Questa scelta mostra una tendenza che si vede da anni, se si vede il fatto che dl 2008 gli sportelli chiusi sono circa 5000. Una decisione che porterà a un ulteriore problema per il mercato immobiliare di tipo sia diretto sia indiretto.
Le banche puntano sulla razionalizzazione delle spese e sui servizi digitali sempre più diffusi tra i clienti in quanto garantiscono meno spese e meno file. Gli immobili aumenteranno le
dismissioni delle aziende perché sono asset che non rendono più e sono anche dei costi alti che difficilmente possono essere tollerati.
Per le banche ci sono quindi meno costi per i dirigenti, i funzionari e i dipendenti delle filiali. Per il mercato immobiliare meno locali e appartamenti affittati. Da una parte, questa situazione sembra un’evoluzione che dipende dallo sviluppo tecnologico che fa del mattone non più un investimento sicuro come una volta.