Nell’ambito di un Rapporto sull’abitare a cura del Sindacato della Cgil e del Sunia, il Sindacato Unitario Inquilini ed Assegnatari, è emerso come nel nostro Paese ci siano ben sette milioni di giovani che vivono a casa con i genitori, non sempre per scelta ed anzi spesso per necessità a causa della loro condizione lavorativa instabile. Trattasi, nello specifico, di sette milioni di giovani di età compresa tra i 18 ed i 34 anni, con quattro su dieci che hanno oltre 25 anni. Uno su due di questi “mammoni” è rigorosamente disoccupato, mentre l’altro 50% è occupato ma altrettanto rigorosamente è precario. Al riguardo emerge come questi giovani occupati e senza un contratto stabile rientrino nella cosiddetta categoria dei “milleuristi” e, si mette in risalto nel Rapporto Sunia-Cgil, sono quelli che hanno assorbito quello che è stato il costo della crisi economica e finanziaria.
Questi giovani, contrariamente a quanto qualcuno volesse pensare, non sono, come si dice spesso, dei “bamboccioni”, ma soggetti in tutto e per tutto ad una sorta di coabitazione forzata con i genitori. Dal Rapporto Cgil-Sunia emerge come i fattori che costringono i giovani a rimanere forzatamente con i genitori spazino dagli alti livelli degli affitti al costo altrettanto elevato delle abitazioni, e passando per i redditi bassi a causa di un lavoro che, quando c’è, è spesso a singhiozzo.
Come uscire fuori allora da questa situazione per cui i giovani, anche fino ai 40 anni, sono costretti a rimanere “barricati” nella casa dei propri genitori? Ebbene, nel Rapporto la Cgil ed il Sindacato degli Inquilini ritengono che occorra che sull’abitare il mercato venga regolato sulla base di criteri di trasparenza. Questo significa, secondo quanto dichiarato dal responsabile delle Politiche abitative, Laura Mariani, che è sempre più indispensabile che si rinvendichi nel nostro Paese un “Patto per l’abitare” al fine di far fronte ad un disagio abitativo che porta i giovani a restare tali anche se nel frattempo hanno raggiunto un’età per cui sarebbe più giusto chiamarli adulti.