Il Decreto Sblocca Italia introduce in modo ufficiale e promuove il rent to buy, meglio conosciuto come affitto con riscatto. Chi vuole comprare casa ma non riesce ad offrire subito tutte le garanzie che servono ad una banca, può riscattare la casa dopo un periodo abbastanza lungo di locazione. Tutto però deve essere definito in sede di contratto.
L’acquirente con il rent to buy ha il diritto di comprare un certo bene immobile alla fine di un determinato periodo. Il canone stabilito nel contratto d’affitto che porterà all’acquisto della casa, include anche una quota del prezzo finale dell’abitazione. Si stipula dunque un contratto d’affitto atipico che prima non era previsto dalla nostra normativa.
Siccome negli anni il rent to buy molto quotato all’estero ha fatto proseliti, ecco che il Governo ha sentito l’esigenza d’inserirlo anche nel nostro ordinamento. Il funzionamento del meccanismo è molto semplice:
1. l’inquilino che è anche il futuro proprietario dell’immobile, versa un acconto del 6% del prezzo pattuito per la compravendita (questa percentuale varia ma il 6 per cento va per la maggiore),
2. mensilmente l’inquilino corrisponde un canone che è diverso dal normale affitto nel senso che soltanto la metà della cifra versata è da considerarsi “a fondo perduto” perché l’altra metà serve per riscattare la casa,
3. l’acconto, sommato alle quote mensili va a formare il prezzo pattuito per l’acquisto di una casa o una parte di esso,
4. al momento del rogito è possibile che occorra versare una cifra aggiuntiva, per la quale spesso è acceso un piccolo mutuo.
La novità sta nel fatto che il contratto d’affitto è trascritto nel registro immobiliare, ha un effetto immediata e una durata che però non deve superare i 10 anni. È una forma di tutela per chi vuole acquistare casa ma vuole farlo più in là.