Gli acquisti di nuove proprietà immobiliari ad utilizzo abitativo negli Stati Uniti, durante lo scorso mese di maggio, sono diminuite per la prima volta negli ultimi tre mesi. Un segnale piuttosto chiaro, per gli economisti, di come l’industria del settore fatichi a poter consolidare dei trend di crescita, e di come si dimostri particolarmente debole nelle ipotesi di supporto di un apprezzamento delle vendite di case nuove.
Le vendite di case di nuova realizzazione sono infatti diminuite di 2,1 punti percentuali a un volume annualizzato di operazioni pari a 319 mila unità (Bloomberg ne prevedeva 310 mila), come confermato dalle stime compiute dal Commerce Department, secondo cui il prezzo medio delle nuove case vendute nello stesso periodo ora oggetto di considerazione, sarebbe calato in riferimento alla base annua.
Ma quali le cause principali di questa evoluzione negativa? Secondo Ben Bernanke, della Federal Reserve, i costruttori stanno subendo gli effetti pessimistici, anche comportamentali, di trovarsi di fronte a quasi 2 milioni di abitazioni oggetto di precedenti provvedimenti di esproprio e di pignoramento, che dovranno essere venduti nel mercato delle case usate, con riflessi che non potranno essere negativi anche su quello delle case nuove.
Oltre a ciò, occorre altresì considerare che il tasso di disoccupazione, ancora sopra i 9 punti percentuali, non permette di guardare con ottimismo alla possibilità, da parte del mercato immobiliare americano, di “assorbire” in tempi rapidi lo straordinario ammontare di case pignorate ora offerte in vendita.
Insomma, la situazione sembra essersi indirizzata in maniera decisa nei confronti di un potenziale periodo di (nuova) debolezza nell’immobiliare statunitense, industria che non riesce ancora a tirarsi fuori dal fango della crisi di settore nel quale è entrata nel 2008, e dalla quale, probabilmente, uscirà solo nel 2012 o, secondo alcune stime più pessimiste in materia, nel successivo 2013.