L’imposta sostitutiva sui redditi da locazione, la cosiddetta cedolare secca sugli affitti, preoccupa l’Unione Inquilini, la quale ritiene che la misura, così come è stata messa a punto, rischia di causare a livello sociale delle conseguenze molto gravi con ripercussioni negative sulla condizione abitativa nel nostro Paese.
Di conseguenza Walter de Cesaris, Segretario Nazionale dell’Unione Inquilini, ha scritto una lettera al Ministro per i rapporti con le Regioni, On. Raffaele Fitto, con la quale è stato chiesta un’audizione o un incontro in merito alla cedolare secca sugli affitti.
In particolare, l’Unione pone l’accendo sul fatto che i canoni di locazione sul libero mercato hanno fatto registrare un aumento esponenziale dei prezzi che hanno portato ad un aumento vertiginoso degli sfratti; l’85% di questi sfratti, sul totale delle nuove sentenze, è non a caso dovuto alla morosità, ovverosia all’impossibilità per le famiglie di poter onorare i pagamenti a causa di un’incidenza del canone troppo alta rispetto al reddito.
Il tutto a fronte di una attuale normativa sui canoni di locazione che prevede una tassazione differenziata per i contratti di locazione del mercato libero, e quelli attraverso il canale contrattuale agevolato; la cedolare secca, essendo un’imposta unica applicabile su qualsiasi tipo di contratto, comporta secondo l’Unione degli Inquilini la perdita di convenienza ad andare a praticare degli affitti a prezzo calmierato.
In altre parole questo significa che la misura della cedolare secca sugli affitti, così com’è, e quindi senza modifiche, garantirà un risparmio fiscale ai proprietari degli immobili, ma non si tradurrà in una discesa dei prezzi degli affitti. Per questo, secondo il Segretario Nazionale dell Unione Inquilini, “le ricadute sulle fasce più deboli della popolazione e per la stessa coesione sociale nelle città sarebbero drammatiche“. Ricordiamo che la cedolare secca sugli affitti entrerà in vigore a partire dal prossimo anno, e che l’applicazione del regime di imposta sarà opzionale.