Dopo tanto attendere, prima della pausa estiva il Governo ha approvato in materia di affitti l’introduzione del cosiddetto regime della cedolare secca. Sarà un regime fiscale che dal prossimo anno i proprietari in via facoltativa potranno andare ad applicare con possibili e potenziali benefici a livello di risparmio sulle tasse.
Ma il sistema introdotto dal Governo è equo oppure c’è uno squilibrio? Ebbene, secondo il Sicet lo squilibrio appare evidente visto che la cedolare secca così come è stata varata apporterà pochi benefici ai piccoli proprietari; il risparmio fiscale con la cedolare secca, rispetto al cumulo dei redditi da affitto con gli altri redditi ai fini Irpef, tende infatti ad aumentare in funzione dell’aumento dei redditi, ragion per cui più il proprietario di immobili è ricco, più alto sarà il risparmio fiscale conseguibile.
Di conseguenza per il Sicet, Sindacato degli Inquilini della Cisl, la cedolare secca introdotta senza fare distinzioni tra contratti di affitto del mercato libero, e contratti di locazione con la formula del canone concordato, avrà un effetto neutro sui prezzi degli affitti, che sono destinati a rimanere alti, e nello stesso tempo si va a premiare i ricchi proprietari di immobili a scapito di quelli piccoli.
Secondo il Segretario Generale del Sicet, Guido Piran, la strada giusta sarebbe stata quella di introdurre sia la cedolare secca solamente per i contratti di affitto a canone concordato, sia dei meccanismi di detrazione del canone di locazione a favore degli inquilini al fine di andare a creare una sorta di contrasto di interessi in grado, tra l’altro, di poter far emergere le locazioni in nero. Ad esempio, il canone di affitto potrebbe essere detratto dall’inquilino nella misura del 19%, allo stesso modo di come si applicano le detrazioni Irpef per gli interessi passivi pagati sui mutui. Inoltre, un buona fetta di locazioni in nero potrebbe di certo emergere anche introducendo sistemi di tracciabilità dei pagamenti dei canoni di locazione.