Cedolare secca al 23% per i contratti di affitto liberi, ed al 20% per quelli agevolati, ovverosia quelli che in gergo vengono definiti come i contratti di affitto a canone concordato. E’ questo l’impianto, probabilmente definitivo, dell’imposta sostitutiva sui redditi da locazione che, rispetto alla tassazione attraverso l’Irpef presenta comunque dei vantaggi e dei svantaggi proprio in funzione del reddito dichiarato.
In accordo con una tabella pubblicata sul proprio sito Internet dalla Confedilizia, infatti, la cedolare secca al 23% per i contratti di affitto liberi conviene al posto della dichiarazione ai fini Irpef solo sopra redditi dichiarati sopra i 28 mila euro, e lo stesso dicasi anche per i contratti a canone agevolato. Il contratto di affitto sul mercato libero, lo ricordiamo, è quello con la formula “quattro anni più quattro“, mentre quello a canone cosiddetto concordato è un “tre anni più due“.
Corrado Sforza Fogliani, il Presidente della Confedilizia, in merito alla cedolare secca, stando alla sua ultima versione ufficializzata, ha sottolineato come l’imposta sostitutiva andrà ad inglobare anche l’imposta di registro e non si dovrà attendere in merito fino al 2014.
La cedolare secca sugli affitti, come tra l’altro messo in evidenza dalla stessa Confedilizia con una tabella, è un regime per il quale possono avvalersi i privati proprietari di immobili che affittano a canone concordato o con contratti di affitto sul mercato libero con finalità ad uso residenziale. Sono esclusi quindi i contratti di locazione a favore di imprese, enti non commerciali e liberi professionisti che utilizzano le unità per l’attività aziendale o professionale. A livello fiscale i termini di versamento della cedolare secca sugli affitti coincidono con quelli previsti per il versamento dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef). Ricordiamo inoltre come nell’ambito della tassazione immobiliare è attualmente in corso di discussione in Parlamento, presso le Commissioni competenti, il cosiddetto federalismo municipale.