C’era una vola la legge sulla certificazione energetica. Una serie di regole che hanno previsto l’obbligatorietà – per coloro che vendono o affittano un immobile, anche soggetti privati – di dichiarare la classe energetica di appartenenza. C’era, appunto. Perchè anche se in realtà c’è ancora, nessuno, o pochi, sembrano aver compreso in pieno la portata dell’iniziativa e, complice la mancanza di “sanzioni” per chi non rispetta tale obbligo, la necessarietà del certificato energetico è finita nel dimenticatoio.
Basti prendere, come esempio, quanto è stato rilevato a Bari, dove solamente il 2% degli annunci immobiliari, nella città e in provincia, sarebbe in regola. Lo scenario barese sembra altresì coinvolgere tutto il Mezzogiorno d’Italia, dove le percentuali raramente si avvicinano alla doppia cifra e, salvo qualche rara eccezione, si mantengono ben al di sotto della media nazionale, che con un timido 13% cerca di trascinare al rialzo anche i più pigri.
Non solo: stando a quanto sta emergendo negli ultimi mesi, la differenza di classe energetica non sarebbe in grado di incidere sul valore e sul prezzo di vendita o di locazione dell’immobile, come invece era stato auspicato dai proponenti l’iniziativa.
► CERTIFICAZIONE ENERGETICA MAGGIO 2012
Ne consegue che per gli osservatori la normativa sulla certificazione energetica obbligatoria è un vero e proprio flop, oltre ad essere un costo significativo per i cittadini, che devono comunque ricorrere a un professionista abilitato per ottenere l’ambito certificato energetico.
Tornando all’esempio barese, nella Regione Puglia, così come nella grande maggioranza delle aree territoriali d’Italia, non è prevista alcuna sanzione per chi non rispetta l’obbligo. Ancora, solamente meno del 5% degli edifici della Regione sarebbe in classe A (prevalentemente, nuovissime costruzioni), mentre oltre l’80% delle unità abitative sarebbe classificato nella classe più bassa, la G, confermando le impressioni di una polarizzazione delle certificazioni tra i due estremi della lista.