In Cina le autorità hanno stabilito un tetto minimo ai tassi di interesse, sperando che ciò contribuisca a frenare la crescita dei prezzi.
In Cina la Banca Centrale ha deciso di alzare i tassi di interesse di riferimento sui mutui ipotecari, al fine di frenare la tendenza speculativa oramai da tempo in atto nel mercato immobiliare del più popoloso Paese asiatico. La decisione dell’istituzione monetaria era largamente attesa dagli analisti, e si è fatta a dir poco scontata dopo aver rilevato un incremento record dei prezzi delle case durante lo scorso mese di marzo.
Il Consiglio di Stato ha inoltre stabilito che i tassi di interesse applicato al cliente bancario non potranno essere più bassi del 110% dei tassi di interesse di riferimento, ponendo così un livello minimo di onerosità dei mutui ipotecari per operazioni immobiliari. Il Consiglio ha poi affermato che i governi locali sono stati incapaci di controllare adeguatamente la speculazione, e che occorra agire in maniera più incisiva per evitare il rischio di una bolla di settore.
Ricordiamo infatti che, secondo le ultime analisi statistiche, durante il mese di marzo i prezzi delle proprietà immobiliari nelle 70 città più grandi del Paese sono cresciuti di 11,7 punti percentuali rispetto al livello riscontrato nello stesso periodo dello scorso anno. In contemporanea, l’economia cinese è cresciuto al ritmo più rapido degli ultimi tre anni durante il primo trimestre dell’anno, alimentando a sua volta comportamenti speculativi nel real estate.
Il comunicato del Consiglio in tal senso afferma che recentemente i prezzi dei terreni e delle proprietà immobiliari sono cresciute in maniera “eccessiva”, rendendo difficile, per i residenti, risolvere i propri problemi abitativi.
Gli analisti sembrano tuttavia convinti che il gesto del Consiglio non basterà per frenare i rischi derivanti da un incredibile crescita dei valori immobiliari. Occorrerà principalmente metter mano al fisco, inasprendo – dice buona parte delle osservazioni – le imposte sulle proprietà immobiliari, e scoraggiando soprattutto gli acquisti delle terze case, sempre più frequenti nel gigante asiatico.