Cina, la Banca Mondiale lancia nuovo allarme

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La Banca Mondiale "sgrida" la Cina, e consiglia un pronto ritocco al rialzo dei tassi di interesse.

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La Banca Centrale Cinese ha dichiarato che il Paese ha urgente necessità di porre un freno alla fortissima crescita dei prezzi delle proprietà immobiliari ad uso abitativo della nazione, che specialmente in alcune località metropolitane hanno raggiunto dei ritmi di incremento davvero notevoli (basti considerare lo sviluppo dei prezzi, superiore al 50% su base annua, di Hainin e dintorni).

La preoccupazione della massima istituzione monetaria del Paese asiatico è presto giustificata: il timore non è solamente relativo alla possibile creazione di una bolla di settore, ma è soprattutto quello legato a un “contagio” di tale forte crescita dei prezzi dal settore immobiliare agli altri settori, anche non direttamente collegati a quello del real estate, con le ovvie conseguenze in termini inflazionistici.

Il settore immobiliare è d’altronde uno dei settori trainanti dell’economia cinese, e allo stesso sono attribuibili buona parte delle colpe del possibile (e probabile) errore di valutazione del target inflazionistico da parte del governo cinese. Pechino aveva infatti auspicato che durante il 2010 l’inflazione potesse rimanere al di sotto del 3%. Attualmente, i dati al 31 maggio ci comunicano invece che l’inflazione è già al 3,1%, e che il trend dovrebbe altresì inasprirsi con il passare dei mesi.

Sulla stessa linea di pensiero si è inserita nuovamente la Banca Mondiale negli scorsi giorni. L’istituzione ha dichiarato che le colpe di questa situazione potenzialmente pericolosa sono da attribuirsi ad una sbagliata politica monetaria da parte della Banca Centrale cinese, definita troppo accomodante rispetto a quanto necessario.

In particolare, la Banca Mondiale ha affermato che la determinante fondamentale di questo vorticoso incremento dei prezzi è attribuibile al livello, molto basso dei tassi di interesse, auspicando un pronto incremento dei benchmark in proposito.

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