Come ben noto, l’economia di Firenze (così come quella di tutta la Toscana e dell’Italia intera) sta soffrendo gli effetti della profonda e prolungata fase di recessione. Una crisi che non può che colpire in via prioritaria e più evidente anche il comparto immobiliare e, al suo interno, il settore riservato alle compravendite di locali destinati a fini commerciali, caratterizzato oggi da una evidente contrrazione.
A parlarne – come riportato dalle pagine online di gonews.it, è Arrigo Brandini, presidente di Fimaa, l’associazione mediatori di affari di Firenze, secondo cui “il forte calo della disponibilità economica delle famiglie sta dunque generando un complessivo ristagno dell’economia, che potrebbe ancora peggiorare viste la annunciate difficoltà di molte imprese a far quadrare i conti. E’ dunque urgente incoraggiare la ripresa, individuando misure atte a rilanciare l’occupazione e la spesa, per evitare un ulteriore impoverimento del sistema economico” (vedi anche Immobiliare Firenze 2012).
Di qui una breve considerazione sui numeri, che parlano di compravendite immobiliari commerciali pari a 248 ore unità nel primo semestre del 2011, e quindi a 192 unità nello stesso periodo del 2012, con una flessione di oltre il 20 per cento.
“Dati significativi” – ha ancora commentato Brandini – “poiché le compravendite immobiliari danno il senso del dinamismo di impresa. La diminuzione dei passaggi di proprietà non è indice di maggiore stabilità, quando di crescente difficoltà a reperire acquirenti a causa della fragilità del mercato, che non incentiva ad investire per avviare nuove attività”.
Insomma, anche a Firenze, come in altre macro aree di principale riferimento italiano, il mercato immobiliare sembra essere contraddistinto da tempi di negoziazione sempre più lunghi, e occasioni di acquisto sempre più ampie. A patto di avere la dispnibilità monetaria per concludere un affare senza ricorrere alle banche: la stretta creditizia sta infatti continuando a penalizzare il supporto al settore (vedi anche Caro affitti provoca rischio chiusura negozi).
