Gli ultimi dati ufficiali sull’andamento del mercato immobiliare ci confermano tutte le impressioni negative sul trend del real estate tricolore. In particolare, le compravendite del 2012 si sarebbero fermate a 444 mila unità, in flessione del 25,8 per cento rispetto all’anno precedente: nel solo quarto trimestre gli affari degli agenti immobiliari sarebbero precipitati del 29,6 per cento rispetto allo stesso periodo di un anno prima, a conferma del dramma vissuto dal mattone locale.
Stando alle più recenti considerazioni, pertanto, il crollo del mercato immobiliare italiano avrebbe consentito al comparto di ritornare ai livelli del 1985. Nel 2012 le abitazioni comprate o vendute si sono infatti fermate a 444mila unità, come non accadeva da quasi trent’anni a questa parte (vedi anche Previsioni Remax sull’immobiliare italiano 2014).
Ad affermarlo è stato l’ultimo report elaborato dall’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle Entrate, che ha evidenziato quasi un dimezzamento rispetto ai picchi del 2006, quando il mercato immobiliare italiano era ai suoi massimi fasti, e quando la crisi economico finanziaria non aveva ancora cominciato a far capolino nei portafogli immobiliari. Il calo dal 2011 al 2012 è stato del 25,8 per cento – prosegue poi il report dell’Osservatorio – mentre nel quarto trimestre dell’anno, in particolare, le compravendite immobiliari sono precipitate del 29,6 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (vedi anche Fisco sulla casa – risultati 2012 e confronto con 2011).
Sul fronte dei (pochi) mutui concessi, la rata mensile media è pari a 700 euro, in incremento di circa 3 punti percentuali nel corso del 2012. Tuttavia le compravendite di case con mutuo sono crollate l’anno scorso del 38,6 per cento, mentre il capitale erogato si è quasi dimezzato, a conferma del deterioramento dell’appoggio bancario al trend dell’immobiliare nazionale.
Per quanto infine concerne il capitale proveniente dalle strutture che erogano mutui, il volume complessivo di concessioni è stato pari a 19,6 miliardi, in riduzione di circa 15 miliardi di euro o, in termini proporzionali, oltre il 40 per cento.