A pochissima distanza dalla pubblicazione del testo del decreto legge sulle liberalizzazioni, l’ira dei costruttori di case non si è fatta certamente attendere. In merito al tanto atteso provvedimento dell’esecutivo Monti, sottolinea Federico Oriana, presidente di Aspesi e vice presidente operativo di Federimmobiliare (la Federazione che riunisce 18 associazioni di categoria nel settore immobiliare), “già sembrava dovesse partire, con tante fanfare, un topolino, ma alla fine ha partorito un microbo”.
“Era molto tempo che sottolineavamo la difficile situazione in cui versa il settore della casa” – continua Paolo Buzzetti, presidente dell’Ance – “in particolare sull’invenduto, e la possibilità di riattivare l’Iva sull’invenduto e anche sull’affitto di tale invenduto significatva poter recuperare almeno l’Iva pagata per costruire”.
Ad ogni modo, le novità del Dl Liberalizzazioni non sono del tutto negative per gli operatori del settore. Leggasi alla voce Imu sul magazzino delle imprese, cioè sull’invenduto. “Anche se c’è comunque il rinvio alle decisioni dei Comuni” – evidenzia in merito Buzzetti – “il che andrebbe meglio definito per non lasciare troppa discrezionalità agli enti locali”. Un piccolo punto a favore, che tuttavia non cancella la delusione per l’esito dello snellimento Iva sull’invenduto.
“L’articolo 57” – spiega Oriana (Aspesi) – “pur criticabile, era pur sempre uno spiraglio per determinati operatori, anche se migliorabile. Ma a totale sorpresa è stato tagliato, lasciando solo la parte delle agevolazioni per l’edilizia sociale. E con quella non si risolleva di certo il settore immobiliare, né tantomeno si dà un impulso all’economia”.
Di simile opinione Gualtiero Tamburini, presidente di Federimmobiliare, secondo cui “se gli incentivi per lo sviluppo del Paese non coinvolgono il settore immobiliare, non si può parlare di nessuno sviluppo. Oltre alle intenzioni bisogna mettere in campo misure con ricadute immediate, anche perchè la Manovra di Natale attinge dall’immobiliare 11 miliardi”.