Nelle ultime settimane abbiamo parlato diverse volte della crisi del mercato immobiliare italiano, ipotizzando differenti evoluzioni in materia. A preoccuparsi di quanto potrebbe accadere, nelle ultime ore, è stato anche uno speciale curato da La repubblica, che si interroga se, dopo il calo dei redditi reali, ora anche la casa (tra Imu e la fine della bolla di settore) possa cominciare a divenire una fonte di preoccupazione.
Come abbiamo più volte ricordato nelle ultime settimane, la “colpa” della crisi di settore è addossata all’imposta municipale unica, un balzello ben più pesante (soprattutto per quanto riguarda le seconde case) rispetto alla precedente imposta comunale sugli immobili. L’Imu – stando a quanto affermato dal direttore del Censis, Giuseppe Roma, potrebbe portare a una flessione dei prezzi tra il 20% – e il 50%. Un’affermazione sicuramente azzardata, contro la quale si sono scatenate numerose voci opposte, che contestano le modalità di calcolo dei dati Censis.
► CRESCE LA FIDUCIA SULL’IMMOBILIARE ITALIANO
È probabile, tuttavia, sottolinea La Repubblica, che il Censis abbia voluto lanciare un allarme sul mercato immobiliare, comparto già in grave crisi al di là della presenza – o meno – dell’Imu. Basti, in proposito, dare uno sguardo ai dati dell’Ance, l’associazione dei costruttori, secondo cui gli investimenti in abitazioni in Italia sarebbero scesi in maniera molto rapida dalla fine del 2007 ad oggi, e nel 2012 sono tornati ai livelli del 2000. Negli ultimi cinque anni, il livello degli impieghi in costruzioni è calato del 40,4% in termini reali.
Segno negativo in doppia cifra per ogni segmento: – 18,6% per le abitazioni, – 40,4% per le nuove case, – 29,5% per il non residenziale, con la parte privata che assorbe un 23,3% e quella pubblica per il 37,2%. L’unico segmento ancora in fase di positività è quello della manutenzione straordinaria, in incremento di 6,3 punti percentuali nell’ultimo quinquennio.