Dopo Spagna, Irlanda e Grecia, e dopo le smentite sui timori di una bolla tedesca, e lo sgonfiamento naturale e graduale di quella svizzera, un altro Paese europeo sembra ben porsi sulla preoccupante strada del crac immobiliare: l’insospettabile (o quasi) Olanda. A sostenerlo, più o meno sostanzialmente, è il report pubblicato dal Royal BAM Group, il principale operatore immobiliare della nazione, secondo cui nel solo primo semestre 2012 si sarebbe registrata una perdita di oltre 250 milioni di euro che ha messo a repentaglio la realizzazione di progetti immobiliari e infrastrutturali per oltre 1,4 miliardi di euro.
Oltre ai dati dell’operatore, nuovi dati sembrano alimentare le preoccupazioni olandesi. Ad occuparsene, qualche giorno fa, è stato un approfondimento condotto da Linkiesta, secondo cui “a luglio i prezzi delle case in Olanda hanno fatto segnare il maggior calo mensile dal 1995, con un meno 8 per cento rispetto a luglio 2011, che fa il paio con il -4,4% di giugno. Dai picchi del 2008 i prezzi sono scesi del 15%, tornando ai livelli del 2004, e con preoccupanti previsioni della Banca centrale olandese (De Nederlandsche Bank, DNB), che a marzo prospettava un calo dei prezzi fino al 2014, a causa delle regole più severe introdotte per l’erogazione dei mutui, e alla riduzione delle agevolazioni fiscali che avevano stimolato il boom dei prezzi negli ultimi anni”.
Come se non bastasse quanto sopra, a preoccupare ulteriormente le istituzioni olandesi sono giunte le ultime rilevazioni sul debito pubblico, pari al 100 per cento del Pil, e il contesto nel quale operano le banche del Paese, con la Ing che perde utili del 28% nel secondo trimestre 2012, e che può purtroppo vantare 161 milioni di euro di sofferenze legate ai mutui concessi in ambito immobiliare.
Le difficoltà non sono inoltre limitate al solo segmento residenziale abitativo. “La crisi risulta essere particolarmente sentita nel comparto uffici che” – prosegue il magazine – “stando alle rilevazioni dell’associazione degli agenti immobiliari olandesi, NVM, vede il tasso di vacancy salito nel primo semestre 2012 al 15,4%, dal 14,5% di inizio anno: ben 7,62 milioni di metri quadrati di spazi ad uso uffici disponibili. Le prospettive appaiono fosche, sui livelli spagnoli, dato che sempre BAM si aspetta un calo dei prezzi di un altro 10-15% per l’ultimo quadrimestre del 2012 e per tutto il 2013, portando la diminuzione totale tra il 25-30% dai massimi del 2008, non molto distante dalla previsioni de The Economist. Una parziale ripresa si dovrebbe avere non prima del 2014”.
Fonte: Linkiesta