Una delibera della Regione Lazio, molto contestata, interviene sull’emergenza abitativa a Roma definendo che chi occupa una casa ne può diventare proprietario.
Il fenomeno delle case occupate è molto serio a Roma perché molti cittadini incapaci di fare un simile atto di forza, spesso si so
no visti sbattuti fuori di casa, in attesa che la giustizia e le graduatorie facessero il loro corso. La svolta è tutta a favore degli abusivi che adesso potrebbero vedersi riconosciuto il diritto di abitare nella casa che avevano occupato. M
olto critico ma anche molto chiaro un articolo del Tempo che spiega con toni accesi e forse esagerati, i termini drammatici della questione.
Se vuoi una casa popolare a Roma devi guadagnartela, non basta avere i requisiti. Anzi, non serve. In primis, bisogna aderire a uno dei tanti movimenti per la casa di estrema sinistra, di quelli che ogni tanto manifestano in centro a colpi di molotov e sprangate alle forze dell’ordine. Poi si deve pagare una tessera annuale, fare un po’ di militanza politica mista a claque ed essere pronti ad sfondare porte, occupare case o uffici e magari anche a fare a botte con la polizia. Dopo due o tre anni, però, arriva il premio: una bella delibera regionale che ti permette di scavalcare tutte le persone oneste in graduatoria anche da 15 anni rimasti lì, inermi, ad attendere il riconoscimento di un diritto che non arriverà mai.
Si resta basiti a leggere la delibera regionale approvata ieri su proposta dell’assessore alle Politiche Abitative, Fabio Refrigeri, che destina agli occupanti abusivi circa 400 dei 1216 nuovi alloggi popolari, presto disponibili grazie allo sblocco di 197 milioni di euro per il programma regionale per l’emergenza abitativa nella Capitale. Una specie di vincita all’enalotto per molti fra le migliaia di occupanti dei 79 edifici di proprietà pubblica e privata sul territorio capitolino “conquistati” dai movimenti per la casa, fra cui Action che fa capo dell’ex consigliere capitolino di Sel, Andrea Alzetta.