Si chiama Impossible living ed è un progetto di crowdsourcing che ha come obiettivo principale quello di catalogare e rigenerare interi Paesi o, più frequentemente, edifici abbandonati. A partecipare alle varie iniziative sono tutti coloro che intendono contribuire alla mappatura caricando foto, descrizioni e una proposta di riattivazione del luogo interessato. Da questo punto di partenza il web penserà a mettere in contatto risorse e persone al fine di organizzare il recupero urbano, reperendo risorse anche finanziarie, oltre che di competenza e di esperienza.
A parlare di questo nuovo interessante progetto è il magazine de Il Sole 24 Ore, Casa 24, che in un articolo a firma di Michela Finizio ricorda come l’azione sia sostanzialmente molto recente. “L’idea è venuta a novembre 2010 ad Andrea Sesta, ingegnere di 29 anni, e Daniela Galvani, architetto classe 1981. Sulla home page del sito internet ancora campeggia la scritta “beta” (progetto in sperimentazione), ma le potenzialità sono chiare. «Rispetto a quando abbiamo iniziato – racconta Daniela – oggi intorno alle riqualificazioni c’è un fermento incredibile. Il mercato dell’abbandono ancora non esiste, ma potrebbe diventare un business». Il database conta già quasi 400 segnalazioni in Italia (principalmente a Milano), un centinaio in Europa, una ventina tra Cina e Stati Uniti”.
Da questo primo passo ne è scaturita la volontà di trasformare i “mappatori” in “riattivatori”. “Entro l’anno lanceremo la seconda fase della piattaforma” – racconta ancora Daniela Galvani nell’intervista rilasciata su Casa 24 – “dedicata inizialmente a 20 edifici e aree dimesse selezionate in base alle loro potenzialità di rigenerazione (…) I primi sono community e associazioni, più o meno strutturate, interessate a utilizzare uno spazio abbandonato per un evento, come sede o per creare delle residenze sociali”.
Tra le iniziative di Impossible living le forme di riattivazione leggera e le riqualificazioni architettoniche, capaci di attirare le attenzioni su borghi abbandonati e edifici dismessi, con coinvolgimento di developer locali, al fine di facilitare il reperimento dei fondi.