L’istituto di ricerca Nomisma ha compiuto uno studio sul mercato immobiliare turistico, in collaborazione con Solo Affitti Vacanze, cercando di stimare l’impatto che il nuovo fisco sul mattone potrebbe avere sul comparto delle locazioni. Ebbene, complice anche la modifica all’ordinamento fiscale immobiliare, sembra proprio che la tenuta dei prezzi che era stata ampiamente dimostrata nel corso degli ultimi anni sia oggi soggetta a qualche inclinazione, con una contrazione evidente dei livelli di attività (ma più contenuta rispetto a quanto registrato nelle aree urbane).
A nuocere all’andamento delle quotazioni delle locazioni sono infatti le diminuite domande locali e straniere, che ha influenzato i proprietari immobiliari inducendo loro a ridurre le richieste, con arretramento dei valori medi di mercato. Ne consegue, in ultima istanza, una flessione più marcata rispetto a quanto registrato a livello nazionale, concentrato proprio nelle località turistiche (tra le tante tendenze, l’affitto case vacanze per pochi giorni).
L’impressione è infatti che una buona parte delle colpe sul deterioramento del settore sia imputabile proprio al nuovo fisco. Il riferimento non è solamente all’applicazione dell’imposta municipale unica, che pur penalizza in via evidente le seconde case, quanto anche la percezione che l’investimento immobiliare possa rappresentare l’obiettivo privilegiato delle attuali e delle future manovre di finanza pubblica.
Ne è derivato, ancora, un trend relativo al disinvestimento delle proprietà immobiliari, o alla loro locazione a prezzi più convenienti (per gli inquilini) al fine di non subire l’applicazione dell’imposta municipale unica sulle proprietà immobiliari non utilizzate. Ad esser penalizzate sono soprattutto le località più rinomate, mentre quelle di seconda fascia sono rimaste su posizioni più contenute.
L’investimento immobiliare, tanto caro agli italiani, continua pertanto a mostrare un senso di insicurezza che rischia di nuocere allo sviluppo del comparto. Gli sconti conseguibili in sede di conclusione delle trattative si aggirano oggi intorno al 5-10%, e non è raro vedere dei tempi di negoziazione espandersi ben al di là di quanto stabilito dalla media di mercato degli ultimi anni.