Grazie agli ultimi dati forniti dal Dipartimento delle Finanze e dall’Agenzia del Territorio, è finalmente possibile comprendere in che modo il fisco abbia inciso sul mercato immobiliare italiano, e quale sia stata la differenza della pressione fiscale sulle abitazioni e sugli immobili non abitativi rispetto all’anno precedenza. A costituire la chiave determinante di tutto, ancora una volta, l’impatto dell’imposta municipale unica.
Ma andiamo con ordine. Nel corso del 2012 il fisco ha pesato sugli immobili per un totale di 44,18 miliardi di euro, determinanti in gran parte da imposte di natura patrimoniale come l’Imu, che ha infatti inciso per 23,10 miliardi di euro. Secondo peso determinante è invece stato assunto dalle imposte sui trasferimenti, con l’Iva che ha portato nelle casse statali circa 8 miliardi di euro, imposte di registro e di bollo per 2,52 miliardi di euro, imposte ipotecarie e catastali per 1,63 miliardi di euro, imposte per successioni e donazioni per 0,52 miliardi di euro (per una panoramica su questo e su altri aspetti del mercato i italiano, vi rimandiamo al nostro approfondimento sul Sondaggio Bankitalia sul mercato immobiliare).
A seguire, le imposte di natura reddituale, come l’Irpef (6 miliardi) e l’Ires (0,64 miliardi), per un totale di 6,64 miliardi di euro. Infine, le imposte sulle locazioni, suddivise tra gli 800 milioni di euro dell’imposta di registro e di bollo, e i 970 milioni di euro dalla cedolare secca, per un totale di 1,77 miliardi di euro.
Confrontando i dati 2012 con quelli precedenti del 2011, emerge come la differenza sostanziale l’abbia generata l’Imu. Nel 2011 il fisco sugli immobili si fermò a 32,33 miliardi di euro. All’epoca, tuttavia, l’Imu non esisteva, e l’Ici aveva condotto nelle casse dello Stato “solo” 9,20 miliardi di euro, contro i 23,10 miliardi di euro dell’Imu. A diminuire sono state le imposte sui trasferimenti (ex 12,87 miliardi di euro), quelle di natura reddituale (ex 8,18 miliardi di euro) e quelle sulle locazioni (ex 2,06 miliardi di euro).