Le risorse statali a sostegno del Fondo nazionale affitti subiranno un altro taglio, l’ennesimo, al punto che per il 2014, in base alla Legge di Stabilità 2011, gli stanziamenti saranno pari ad appena 14,3 milioni di euro.
Questo è quanto con preoccupazione ha messo in risalto Angela Barbanente, Assessore all’Urbanistica della Regione Puglia, nel sottolineare come da un lato per il Fondo nazionale affitti si vada verso un taglio sia insostenibile, sia di proporzioni drammatiche, mentre dall’altro la cedolare secca al 20% andrà ad avvantaggiare i ricchi proprietari di case senza alcun vantaggio nell’incentivazione agli affitti calmierati rispetto a quelli, spesso stellari, sul mercato libero.
Nei mesi scorsi, prima dell’applicazione della tassa cedolare, i Sindacati degli inquilini hanno più volte chiesto di introdurre un regime di imposta sostitutiva sui redditi da locazione tale da avvantaggiare non solo chi della casa è proprietario, ma anche chi vive in affitto ed oramai deve far fronte ad un canone mensile troppo elevato rispetto a redditi ed entrate familiari spesso falcidiate dalla crisi finanziaria ed economica.
Sulla base degli attuali criteri di ripartizione, l’Assessore Barbanente ha intanto fatto presente come alla Regione Puglia spetterebbero dal Fondo affitti nazionale risorse per 2,2 milioni di euro che andrebbero a scendere nel 2014 ad appena 943 mila euro. Secondo Angela Barbanente trattasi di un disimpegno che rischia di generare una vera e propria macelleria sociale con ricadute sia negative, sia drammatiche, per le fasce più deboli della popolazione.
Come diretta conseguenza l’Assessore ha fatto presente come l’Amministrazione sia pronta a battersi per evitare tutto ciò anche con il coinvolgimento dei Comuni e dei Sindacati degli Inquilini visto che gli italiani che vivono in affitto sono sempre più spesso sull’orlo di “cadere” nello sfratto per morosità. Non a caso proprio con lo scoppio della crisi nel nostro Paese sono ulteriormente aumentate le procedure di sfratto a carico di chi vive in affitto e non riesce più a star dietro ad un canone troppo elevato in ragione di situazioni familiari caratterizzate spesso dalla perdita del posto di lavoro.