Una famiglia che ha acquistato una casa, magari con un mutuo, sente spesso la necessità, magari dopo qualche anno, di rendere efficiente la propria abitazione dal punto di vista energetico attraverso il risparmio sulla bolletta ed il rispetto dell’ambiente. Ebbene, per venire incontro a questa esigenza da parte delle famiglie italiane, il Gruppo bancario Intesa Sanpaolo ha ideato il “Prestito Ecologico“, una formula di finanziamento appositamente creata e ideata per quei privati e quelle famiglie che vogliono migliorare l‘efficienza delle propria abitazione con l’installazione di una caldaia a basse emissioni, con interventi che permettano la diminuzione della dispersione di calore, ma anche e soprattutto per installare sul tetto un impianto di produzione di energia fotovoltaico che permette di risparmiare sulla bolletta della luce passando da consumatori a produttori di energia con l’immissione di quella prodotta in eccesso nella rete elettrica nazionale.
Il “Prestito Ecologico” di Intesa Sanpaolo prevede l’applicazione di un tasso di interesse concorrenziale cui si uniscono i vantaggi relativi a zero costi per l’istruttoria e per l’incasso della rata mensile del finanziamento, così come non sono previste spese di estinzione anticipata se si sceglie la formula a tasso variabile indicizzata all’euribor più uno spread che attualmente è pari al 2,30%.
Il “Prestito Ecologico” di Intesa Sanpaolo può essere stipulato dalle persone fisiche, siano esse lavoratori autonomi o lavoratori dipendenti a patto che il finanziamento non sia utilizzato per finalità legate all’attività professionale ed impreditoriale; a conclusione della durata del piano di ammortamento, inoltre, il prestito concesso deve essere tale che il contraente non deve avere un’età superiore ai 75 anni. Il “Prestito Ecologico” con la formula del tasso variabile prevede il pagamento della prima rata il primo giorno del secondo mese successivo alla data di erogazione delle somme, mentre per la formula a tasso fisso il pagamento della prima rata è posticipabile fino ad un massimo di sei mesi.