Ad Hong Kong i prezzi delle case continuano a crescere in maniera vertiginosa. Il governo corre ai ripari vendendo appezzamenti di terreno dove sorgeranno nuovi edifici.
Il governo di Hong Kong ha annunciato di aver avviato la vendita di un enorme sito residenziale attraverso il tradizionale meccanismo dell’asta pubblica. L’intervento dell’istituzione governativa asiatica è stato stimato in 10,9 miliardi di dollari locali, pari – al cambio attuale – a circa 1,4 miliardi di dollari, utili per rispondere al meglio alla domanda di settore locale, scoraggiando un ulteriore incremento dei prezzi.
L’obiettivo del governo ci sembra piuttosto chiaro: immettere sul mercato nuovi appezzamenti di terreno nei quali indurre ad edificare grandi quantità di proprietà immobiliari ad uso abitativo. La speranza è quella di rimpolpare in maniera significativa le file dell’offerta, auspicando così un contenimento della crescita dei prezzi, così imponente proprio a causa di un gap tra domanda e proposte fin troppo evidente.
Dalla fine del 2008 ad oggi, infatti, i prezzi delle proprietà immobiliari ad uso abitativo di Hong Kong sono cresciuti di ben 41 punti percentuali, in maniera pressoché continua ed omogenea. I prezzi sono ben al di là delle aspettative espresse all’inizio di questa esplosione dei valori immobiliari, e sembrano perfino più incisivi per quanto riguarda le fasce di qualità abitativa medio – bassa.
Per quanto riguarda il segmento di maggior prestigio, relativo alle case di lusso, occorre ricordare come questo sia stato il più curato dalle iniziative che il governo ha predisposto per calmierare i prezzi. Tuttavia gli effetti non sono stati completamente quelli sperati, visto che gli economisti ritengono che nel corso dell’anno i prezzi delle case più care cresceranno ancora di altri 20 punti percentuali, a causa concomitante della crescita economica dell’area e di un’offerta limitata.
Su base annua, invece, l’incremento è già del 28%, contro uno sviluppo del 25% nella Cina, e uno al ritmo del 3,4% nel Regno Unito. Flessione superiore al 3% negli Stati Uniti, come dimostra un recente studio di Knight Frank LLP.